fuoco Archives - Il Canto di Estia di Marisa Raggio

Estia è l’Essenza

Estia è l’Essenza

Il lavoro che proponiamo, unito alla ricerca di cui è il risultato, sono stati posti sotto la metaforica protezione della dea Estia, che, integrando aspetti di altre divinità, ma mantenendo sostanzialmente gli attributi della dea ellenica, è diventata la romana Vesta.
Estia per noi include possibilità evolutive presenti nella donna e nella parte femminile di ogni Uomo.

Estia rappresenta ciò che viene spesso definita “centratura”, intesa come la percezione di sé stessi, un luogo solido e sicuro anche nel caos.
Estia è l’autonomia emotiva che non chiude la porta in faccia all’Altro.
Estia dunque è accoglienza, ma anche solitudine.
Estia è colei che bada alla sostanza e rifiuta gli orpelli.
Estia è la nostra capacità di raccoglierci e sentire ciò che realmente ci serve, senza rincorrere quello che altri hanno deciso che dobbiamo ottenere.
Estia ci richiama ad un ascolto di noi stessi, che è esattamente l’opposto alla contemplazione compiaciuta del nostro ombelico.
Estia è l’Essenziale, è la sostanza contrapposta all’apparenza e pertanto non ha una immagine, non ha una età.
Estia non è né vecchia né giovane, né bella né brutta.
Estia non può essere narrata, dipinta e scolpita.
Estia ha scelto di essere rappresentata dal sacro cerchio al cui centro arde il fuoco che mai si estingue.

Marisa Raggio

 

“Saint John’s Wort, il latore di Luce”

“Saint John’s Wort, il latore di Luce”

In questo periodo mi sento particolarmente attratta dalle essenze ricavate dai fiori gialli.

Amo questa stagione dell’anno in cui le ombre della sera, giorno dopo giorno, si allungano sempre più sui miei pomeriggi. Mi pare allora che nello studio, l’oscurità, appena attenuata da una vecchia abat-jour, favorisca l’introspezione e la riflessione.

Eppure qualche parte di me evidentemente ancora cerca la luce nelle corolle gialle che ne sono così ricche.

Nei paesi nordici si osserva uno stato emotivo definito “depressione stagionale” imputabile alla progressiva contrazione delle ore di luce che, nelle zone vicine al circolo polare artico, cedono il posto alla lunga notte polare la cui durata varia a seconda della latitudine.

Ho notato che per quanto noi mediterranei siamo abbondantemente nutriti dalla luce del sole, con l’inizio della stagione fredda, che spesso coincide con una lunga serie di giornate grigie e piovose, molte persone sperimentano forti cali dell’umore, malinconia e senso di spossatezza.

L’Iperico (ipericum perforatum) comunemente conosciuto come Erba di San Giovanni, è una pianta di un giallo luminoso, le cui virtù risanatrici sono note dai tempi più remoti, infatti la cita già il greco Ippocrate, considerato il primo medico della storia.

Nella cultura popolare di molte regioni troviamo l’Erba di San Giovanni come rimedio magico, utile per scacciare gli spiriti maligni, infatti, in molte zone di campagna è ancora chiamata ”Scacciadiavoli”.

Particolarmente diffuso l’olio estratto dal fiore e dalle foglie, di una tipica colorazione rossa, che, considerato un vero toccasana, viene utilizzato per diverse patologie, soprattutto in caso di ustioni, infiammazioni cutanee ed è indicato anche come cicatrizzante e antirughe.

Mi pare palese che questa pianta, sia per le sue caratteristiche strutturali (ad es. il succo rosso ed il colore dei suoi petali), che per i suoi impieghi, (scottature e irritazioni) è associabile all’elemento fuoco, al calore e quindi alla luce. Basti pensare come la saggezza popolare abbia sempre indicato l’Iperico come valido alleato nell’eterna guerra contro le creature maligne provenienti dal mondo delle tenebre. E che cosa rappresenta la depressione se non uno stato d’animo legato all’oscurità?

Dell’Erba di San Giovanni, nella pratica, io conosco solo l’essenza floreale Saint John’s Wort, il nome popolare anglosassone della pianta. Utilizzo spesso questa essenza che fa parte del sistema floreale scoperto da Richard Katz e Patricia Kamniski, proprio quando mi accorgo che il cliente ha avuto un lieve “crollo” ed ha bisogno di ritrovare in sé una fiammella vitale. Abbiamo visto che la pianta, con il suo fiore giallo smagliante, porta la luce dove l’oscurità minaccia di avere il sopravvento, il suo effetto mi viene confermato dall’espressione sorridente e lo sguardo vivace di chi ha assunto l’essenza e torna da me dicendo: “il peggio è passato, ora non mi pesa più starmene la sera da sola in casa, mi guardo un film in TV e smetto di rimuginare pensieri tristi”.

Provate questa essenza su di voi in occasione del ritorno all’ora solare ed osservate il vostro stato d’animo… questo a mio avviso resta il modo migliore per capire come “funziona” il fiore.

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“Il fuoco di Estia e le Essenze Floreali”

“Il fuoco di Estia e le Essenze Floreali”

Estratto dal mio intervento alla giornata di aggiornamento del Registro Italiano Floriterapeuti, novembre 2011.

Da circa nove anni mi occupo della teoria degli archetipi applicata alla pratica con le Essenze Floreali.

In particolare  la mia esperienza di floriterapeuta che incontra prevalentemente donne e la mia storia personale, mi hanno condotto ad una appassionata ricerca sull’archetipo del femminile miracolosamente espresso nel principio a noi così noto dell’essenza floreale Chicory.

Altri  sistemi dopo quello di Bach contengono Fiori che riguardano aspetti importanti e specifici di questo archetipo, ma a mio avviso nessuno come Chicory riesce a comprenderlo nella sua essenza.

Faccio un rapido inciso per i signori in sala:  parlare di archetipo femminile non significa affrontare una tematica che tocca solo noi donne, ma, come spiega bene Jung, ogni uomo nato da donna, e fino ad ora non ne conosco di altro tipo, deve fare i conti con la sua parte femminile che Jung chiama ANIMA. Questa parte governa importanti funzioni psichiche.

Il materiale che ho raccolto in questi anni è vasto, affascinante, intrigante. Oggi, di fronte ad una platea di colleghe e colleghi, tento di evidenziare ciò che mi pare utile nella pratica  floriterapica.

Per questa dissertazione sul femminile e il matriarcato mi affido (a proposito di quanto detto sopra ai signori in sala) a tre uomini: James Hillman, filosofo e psicanalista junghiano scomparso di recente, Julian Barnard, floriterapeuta, studioso del pensiero di bah e produttore di fiori di Bach, e Erich Neumann, autore di un gigantesco ed insuperato testo sull’archetipo del femminile.

Nei miei seminari ho notato che per chi fa un mestiere come il nostro o simile, è impegnato cioè in una relazione di aiuto con la propria “utenza”, fra le sette dee di “ordinanza”, le sette rappresentazione dell’archetipo del femminile secondo la mitologia classica, (MATRICE della cultura occidentale), la dea Estia è sicuramente il modello femminile più prestigioso, quello che per molte di noi appare come un punto di arrivo.

Estia è una dea della prima generazione, quindi è antica, pochissimi miti la raccontano, anche se gode di un grande prestigio sia nel modo ellenico che in quello romano.

Lei non è moglie di..madre di…figlia di…non è definita in base ad una relazione con qualche altra divinità, semplicemente  ESTIA é , identificata esclusivamente con il sacro fuoco sempre vivo che la rappresenta.

Abbiamo quindi un modello di grande sostanza, scarsa apparenza e assoluta autonomia, alla maniera di Water Violet , modello che noi sappiamo quanto piacesse al nostro maestro Edward Bach.

Estia è la dea dei luoghi circoscritti, il suo focolare sacro e i suoi templi sono circolari e il fuoco mai estinto ne rappresenta il cuore.

Ogni casa romana era consacrata a Vesta ed aveva un focolare che la rappresentava  posto all’  interno, mentre all’esterno delle case stava la colonna fallica dedicata al dio ERMES/ MERCURIO, simbolo della dinamicità maschile, il massimo della estroversione. Questa contrapposizione resprime molto bene la polarità maschile / femminile, estroversione/introversione.

Per me Estia rappresenta il punto più alto della introspezione e della interiorità, e chi più di noi lavora con questi aspetti? Utilizziamo L’ESSENZA DEL FIORE e lavoriamo sulle emozioni del cliente aiutandolo ad armonizzare prima ciò che sta dentro affinché, in seguito, anche il soma, l’involucro si metta a posto…

Nella antica Roma ogni banchetto che si svolgeva nella Domus era consacrato ad Estia al punto che l’esclamazione “VESTA!” è l’equivalente del nostro “SALUTE!” prima del brindisi.

Insomma,  ero abbastanza compiaciuta di queste  mie intuizioni…poi alcuni mesi fa leggo sul web  un articolo di James Hillman che con poche parole perfette demolisce ogni mia pretesa di originalità sottolinenado l’essenza del concetto:

“La parola “IN ” oggi ha molti significati. Pochi sanno che nell’antichità era associabile alla dea ESTIA, cioè a colei che rende sacro il lavoro dell’analista.”

(James Hillman Repubblica 28 maggio 2007)

Marisa Raggio

continua

 

 

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