Sacro Archives - Il Canto di Estia di Marisa Raggio

Perchè proprio le Dee?

Perchè proprio le Dee?

Il Web è un “non” luogo curioso.
La diffusione epidemica in rete e sui social della “moda” delle dee, che siano greche, celtiche o di origine più esotica, ha in parte banalizzato una tematica che è complessa e delicata, in quanto pone le sue radici, non solo nella sfera psichica umana, ma anche nel desiderio di sacro che è presente in misura più o meno consapevole in ognuno di noi. Così ci spiegano Abraham Maslow e Stanislav Grof, fondatori della Psicologia Transpersonale, e non ha mai smesso di ricordarci Carl Gustav Jung.
La diffusione di questa “moda” ha d’altra parte anche il merito di avere diffuso nelle coscienze più aperte e curiose concetti che diversamente sarebbero rimasti inaccessibili a molte e molti di noi.
Quando una Idea comincia a circolare è soggetta a modificazioni, contaminazioni, trasformazioni, ma comunque lascia una scia, sia essa oscura o luminosa, nelle coscienze che ha sfiorato.
Ogni donna ed ogni uomo è libero di attingere a questa coscienza collettiva utilizzandola per la propria evoluzione personale, ponendola al servizio degli altri.
Chi come noi ha fiducia nel potenziale umano positivo, partirà dal concetto che anche il risveglio della Dea, come noi amiamo chiamarlo, rappresenti una opportunità, sempre che, chi si avvicina a questa sostanza nouminosa lo faccia con rispetto e l’intento di “fare del proprio meglio”, senza deliri di onnipotenza o finalità manipolatorie.
Marisa Raggio
I Fiori e le Dee

il Sacro Femminile e il diritto alla Gioia

il Sacro Femminile e il diritto alla Gioia

Penso che il fine ultimo di questa ricerca e di questo “impegno” che condivido con diverse donne, sia quello di “guarire noi stessi” citando Edward Bach.

Personalmente da lì sono sempre partita, sia con i Fiori, che con il mio lavoro sul Femminile: se non mi fossi sentita ammaccata e ferita, probabilmente non avrei neanche iniziato…

Gli approcci possono variare, gli strumenti anche, ma il fine vero è quello della guarigione di noi stesse.

Perseguire tale obiettivo, non è, come ci hanno sempre insegnato, una manifestazione di egoismo, ma piuttosto, la affermazione di un diritto: il diritto alla Gioia.

Questo significa sviluppare un’inevitabile attenzione al proprio “sentire”, imparando ad ascoltarci, anche quando quello che ci arriva è imbarazzante e doloroso. Certamente la guarigione è un traguardo che richiede sforzo, perseveranza e impegno, ma forse abbiamo un’altra scelta?

“Guarire”, è qui inteso nel senso più ampio, non solo di guarigione fisica individuale, ma anche emozionale, spirituale e collettiva.

Si guarisce magari un pezzetto per volta, con una lentezza talvolta sconfortante, ma tutte noi abbiamo il diritto/responsabilità di impegnarci in questa direzione.

Sì, anche  Responsabilità, sì, anche nei riguardi degli altri, perché la nostra Gioia è soprattutto la fiaccola che portiamo nel mondo, donando un po’ di luce, dapprima a chi ci sta più vicino e poi a tutti gli altri.

Ci hanno insegnato la frase: “ crescete e moltiplicatevi”, io la vorrei parafrasarla in: ”cresciamo e illuminiamo”.

Dunque, a questo devono servire incontri e condivisioni: aiutarci reciprocamente a stare meglio, sostenendoci nell’impegno a curare il nostro corpo, e a curare le ferite del cuore e dell’anima che oscurano e appesantiscono la vita di tutti i giorni.

E questo è un impegno sacro che onora, come ci insegna  Bach, “la scintilla divina” che è in ognuna/o di noi.

Il fatto che le donne per millenni siano state soggiogate e svalutate, oltre alla loro intrinseca essenza femminile che, come sappiamo, le rende più affini al concetto di cura e pietas, ci semplifica il compito. L’oppressione annichilisce e devasta, ma può anche  rendere  gli oppressi più resistenti e consapevoli.

Anche per tali ragioni, siamo principalmente noi donne l’avanguardia di questo cammino, siamo noi, come Persefone,  che rechiamo la fiaccola.  Siamo noi che  possiamo contribuire a dissipare l’angoscia e il terrore per l’ineluttabile mortalità umana,  sostituendo alle tenebre una tenace volontà di godere dei piccoli-grandi doni che ogni giorno riceviamo: le foglie d’autunno, la prima rosa, il profumo del pane, l’acqua fresca del mare, la risata di una persona cara, le fusa del gatto, il naso umido dei cani, l’entusiasmo ancora intatto dei bambini… e poi la musica,  un bel libro… e..e…

Proviamoci insieme ne vale la pena.

Un abbraccio circolare a tutte e a tutti voi.

Grazie a  Adriana, Dalila, , Francesca, Luisella, Mimma, Paola, Sonia,  Susanna.

Marisa Raggio        I Fiori e le Dee

 

Le dee nella rete

Le dee nella rete

Il Web è un “non” luogo curioso.
La diffusione epidemica in rete e sui social della “moda” delle dee, che siano greche, celtiche o di origine più esotica, ha in parte banalizzato una tematica che è complessa e delicata, in quanto pone le sue radici, non solo nella sfera psichica umana, ma anche nel desiderio di sacro che è presente in misura più o meno consapevole in ognuno di noi. Così ci spiegano Abraham Maslow e Stanislav Grof, fondatori della Psicologia Transpersonale, e non ha mai smesso di ricordarci Carl Gustav Jung.
La diffusione di questa “moda” ha d’altra parte anche il merito di avere diffuso nelle coscienze più aperte e curiose concetti che diversamente sarebbero rimasti inaccessibili a molte e molti di noi.
Quando una Idea comincia a circolare è soggetta a modificazioni, contaminazioni, trasformazioni, ma comunque lascia una scia, sia essa oscura o luminosa, nelle coscienze che ha sfiorato.
Ogni donna ed ogni uomo è libero di attingere a questa coscienza collettiva utilizzandola per la propria evoluzione personale, ponendola al servizio degli altri.
Chi come noi ha fiducia nel potenziale umano positivo, partirà dal concetto che anche il risveglio della Dea, come noi amiamo chiamarlo, rappresenti una opportunità, sempre che, chi si avvicina a questa sostanza nouminosa lo faccia con rispetto e l’intento di “fare del proprio meglio”, senza deliri di onnipotenza o finalità manipolatorie.
Marisa Raggio
I Fiori e le Dee

“Le spighe di grano di Maruja”

“Le spighe di grano di Maruja”

Al Museo Tyssen di Madrid mi sono imbattuta in questa opera della pittrice surrealista spagnola Maruja Mallo: “El canto de las espigas”.

L’associazione tra questo quadro e Cerere, la divinità romana corrispondente alla Demetra greca, è immediata. Questa rappresentazione archetipica del principio femminile, sia nel mondo latino che in quello ellenistico, è associata alla maternità e al nutrimento.
I miti ci tramandano che fu proprio Demetra ad insegnare agli uomini la coltivazione del grano. Le due dee sono molto spesso raffigurate con spighe di grano nelle mani. Nel bacino del Mediterraneo questo cereale è considerato fin dalle origini l’alimento umano per eccellenza e al punto da rappresentare in molte religioni un potente simbolo del Sacro, basti pensare alla Eucarestia cristiana.

Maruja Mallo (1902-1995) ha ritratto in molte sue opere immagini riconducibili al principio femminile, lei amava essere definita un Mariscos (frutto di mare ) dell’arte, quindi una creatura del mare, un riccio o una conchiglia, attributi del femminile ben presenti nelle Madonne di Salvador Dalì.
..ma avremo ancora modo in questa sede di riflettere sull’Arte di Maruja.

Qui a sotto abbiamo un altra sua opera “La sorpresa del grano” che ritrae ancora le spighe di grano che spuntano dalla mano di una donna.

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