Fiori Californiani Archives - Il Canto di Estia di Marisa Raggio

Gretel e Hansel regia di Oz Perkins 2020: una lettura secondo Il metodo “Fiori e le Dee”

Gretel e Hansel regia di Oz Perkins 2020: una lettura secondo Il metodo “Fiori e le Dee”

Se’ è vero che esiste un potere femminile oscuro che si nutre della carne dei propri figli, imprigiona e soffoca, esiste anche un potere femminile che sa proteggere, nutrire, salvare, per poi lasciare andare l’Altro verso il proprio destino, preservando così anche se stesso.
Trattenere troppo con noi chi si ama significa imprigionare noi stesse, al contrario lasciarlo andare significa essere libere, esercitando un potere “buono” che integra il lato oscuro e si nutre di quello luminoso.

Questo mi sembra essenzialmente il succo di questa lettura affascinante della fiaba “dark” di Hansel e Gretel, una storia particolarmente inquietante che tuttavia contiene una lezione fondamentale per ogni ogni donna.

Mi chiedo se quest’opera del figlio di Antony Perkins, (sì proprio “quel Perkins” protagonista del mitico Psycho…) abbia avuto un riscontro positivo fra il pubblico.
Il film non è fatto per “acchiappare lo spettatore” dominato com’è da atmosfere cupe e rarefatte in cui i personaggi si muovono come figurette di carta ritagliata.

Anche l’ambientazione antica storicamente non ben definita, come in tutte le fiabe che si rispettino, contribuisce a rendere la vicenda un po’ estraniante e i protagonisti poco coinvolgenti emotivamente.
Eppure il film progressivamente cattura ed al termine della visione lascia una sorta di alone che ci costringe a riflettere sulla vicenda che è stata rappresentata.

Già il titolo: “Gretel e Hansel”, è una dichiarazione di intenti: l’inversione dei nomi dei protagonisti rispetto alla fiaba originale ci fa capire chi è la vera protagonista. Gretel, qui non è una bambina, ma la fanciulla che, costretta alla fuga da una società implacabile con i più deboli, sfida orrendi pericoli portando con sé l’amato fratellino a cui è legata da un profondo affetto materno.
Gretel, che ci viene presentata come una ragazza saggia, forte e dotata di potenzialità di cui non è consapevole, cercando la salvezza per Hansel e per sé non può che trovare rifugio nel cuore più oscuro della foresta dove pulsa un grande potere femminile, un potere che tuttavia si rivela essere malvagio.
La strega che li ospita e di fatto imprigiona ha costruito la sua magia sul sangue e sull’abominio più raccapricciante, eppure diviene anche una grande maestra per Gretel, offrendole la possibilità di studiare la magia della Natura e ascoltare se stessa, riconoscendo i propri talenti e la propria parte “cattiva”.
Le due donne si riconoscono come affini, la strega che sembra averla attesa da tempo la elegge sua discepola. Per diventare potente come la maestra, dovrà Greta perdere la propria umanità, sacrificando il lato affettivo e accudente per diventare quello a cui sembra predestinata?

Il film è molto più ambizioso di quanto possiamo aspettarci guardando i trailer che lo presentano come la riproposta in salsa Horror della notissima fiaba. In realtà è ricco di rappresentazioni simboliche e rimandi che non possono essere contenuti in queste poche righe. Divertitevi a riconoscerli ed interpretarli.
Talvolta la narrazione ipnotica può farci “calare la palpebra”, infatti Il film andrebbe visto in una sala cinematografica dove la potenza delle immagini arriva allo spettatore in modo più coinvolgente, tuttavia non demordete: questa resta comunque un’opera originale, lontana dai prodotti stereotipati che le piattaforme televisive ci stanno propinando da quando le sale cinematografiche sono ahimè inaccessibili.
Marisa Raggio

I Fiori di Gretel
Vediamo quali possono essere le Essenze Floreali più importanti per accompagnare la giovane Gretel nel suo periglioso cammino.

Repertorio Bach:
Mimulus, per riconoscere il proprio coraggio
Larch, per trovare la forza di ribellarsi e partire
Aspen, per scoprire il coraggio di affrontare l’oscurità
Walnut, per ricevere la protezione necessaria ad affrontare grandi   cambiamenti e grandi minacce.
Cerato, per sviluppare la capacità di fare autonomamente la scelta coerente con il proprio Sé Superiore
Chicory, per imparare a lasciare andare l’oggetto del proprio amore, permettendogli di seguire la propria strada,
impararando ad amare nella libertà propria e dell’Altro.

Repertorio F.E.S.
Black Eyed Susan, per affrontare la propria ombra
Black Cohosh, per non restare incatenate all’oscurità

CRONACA FLOREALE DEI GIORNI PIÙ STRANI: COVID 2020. PARTE 5

CRONACA FLOREALE DEI GIORNI PIÙ STRANI: COVID 2020. PARTE 5

18 APRILE 2020

Dopo 41 giorni di lock down siamo cambiati un po’ tutti. Le emozioni vengono a galla in modo evidente  e certe volte ci sentiamo imbarazzati dalla loro veemenza. Questo intenerimento ci sorprende, ma che fatica mantenere il distacco quando gli unici rumori  metropolitani che entrano nelle nostre case sono le sirene delle ambulanze!

BORAGE
E’ arrivato il tempo di accettare la COMMOZIONE, di smettere di avere paura dei sussulti del nostro cuore.
Se lui ancora riesce a commuoversi, “muoversi con “, nonostante la tristezza, significa che è vitale e sta lottando per uscire dalla cappa della rassegnazione.
Stiamo imparando a non temere le nostre emozioni, perché alla fine, ci vuole CORAGGIO, anche per ritrovare la GIOIA.
Mi sono appena resa conto che nei miei post in questi giorni, sto usando sempre di più il termine “commuovere”, strano, non sono mai stata una tanto facile alla lacrimuccia, però, si sa, invecchiando…
Non credo tuttavia che sia solo un problema anagrafico, quante e quanti fra voi si sono accorti in questi giorni di “avere le lacrime in tasca”?
Troppe cose sono arrivate a shakerare i nostri stati d’animo: l’isolamento, la lontananza dai nostri cari o dalle persone amiche, la perdita di rituali che confortavano e ci aiutavano a stare bene.
Soprattutto, penso che quello che ci rende così vulnerabili emotivamente siano le notizie continue che riceviamo. Ci vorrebbe un cuore di pietra per non partecipare a tanto dolore, a tante difficoltà e a tanti gesti di enorme generosità, mentre a noi viene solo chiesti di restare “dentro”.
Così alcune volte ci sentiamo inutili, mentre altre siamo costretti entrare in contatto con il malloppo ingombrante di emozioni da cui fino ad ora ci eravamo accuratamente difesi.
Il sistema di Fiori Californiani della F.E.S. ha scoperto un rimedio che reputo molto pertinente per lo stato emozionale che stiamo attraversando: Borage.
La Borragine, molto comune nelle campagne e negli orti dell’area mediterranea, viene utilizzata a scopo alimentare in diversi modi: se non avete mai assaggiato i ravioli liguri ripieni di borragine, allora vi siete persi una squisitezza!
In fitoterapia questa pianta è considerata ricca di molte proprietà ed è usata in ogni sua parte: fiori, foglie, semi.
I molteplici utilizzi di Borago Officinalis, ci rimandano alle qualità dell’essenza floreale scoperta da Patricia Kaminski e Richard Katz.
Nella mia pratica di floriterapeuta penso a Borage ogni volta che sento la frase “ho il cuore pesante” e, a livello personale, ho proprio notato che l’essenza ci “rincuora” nei momenti più cupi.

Così Patricia Kaminski descrive Borage
“TROVO LA FORZA PER AFFRONTARE LE PROVE DELLA VITA.
RIEMPIO IL MIO CUORE DI LUCE GIOIOSA E INCORAGGIANTE.
E QUESTO CORAGGIO RAFFORZATO DALLA LUCE RENDE LIETO E ALLEGRO IL MIO CUORE.”

La Rosa e il Giglio: Rosa Parks e Mariposa Lily

La Rosa e il Giglio: Rosa Parks e Mariposa Lily

Solo 64 anni fa, il primo dicembre del1955  in Alabama, Rosa Parks, una donna afroamericana, trovò il coraggio di dire un “no” che ebbe valore non solo per lei sua dignità, ma per quella di tutte le persone oppresse, discriminate, umiliate.

Da floriterapeuta, tendo a percepire le essenze floreali come simboli di atteggiamenti mentali, istinti ed emozioni.
Oggi pensando a questa donna, che per me ha sempre rappresentato un grande modello, non posso evitare di collegare il suo gesto eroico ad una essenza floreale che amo particolarmente:
Splendida Mariposa Lily (calochortus-splendens).
Si tratta di una bellissima liliacea, dunque una pianta dotata di un bulbo che contiene in sé tutto ciò che serve a farla crescere e fiorire, esattamente come avviene nell’uovo e nell’utero.
Mi è spesso capitato di sottolineare la geniale intuizione di Patricia Kaminski, che ha collegato alcuni gigli ad aspetti chiave del principio femminile.
Per le tematiche legate alla maternità biologica ed al rapporto madre-figli, Patricia propone il candido giglio farfalla: Mariposa Lily.
Splendid Mariposa Lily tuttavia, pur simile nella sua variante rosa magenta, per me è speciale, ha qualcosa in più, in quanto va oltre alle difficoltà emozionali collegate all’ inconscio personale.
Questa particolare liliacea rappresenta un simbolo connesso a quello che C.G. Jung ha definito Inconscio Collettivo: quindi un concetto materno ben più ampio, che trascende il principio biologico della maternità.

 

Che cosa ci insegna l’essenza floreale ricavata da Splendid Mariposa Lily:
“ability to activate transcendent forces of mothering and mercy for all of the human family” (FES, Flower Essence Society)
Ovvero, risveglia in noi le energie materne superiori e la misericordia per tutta la famiglia umana e, aggiungerei,  per ogni forma di vita. Siamo allora davanti ad un materno globale che non esclude nulla e nessuno, ma anzi include.

Ma torniamo a Rosa Parks, la quarantenne mai  “benedetta dall’arrivo di un figlio”, così allora si diceva e oggi, ahimè, si tende ancora a pensare. La sua ribellione, alla luce degli eventi che seguirono, ha significato un notevole passo avanti nella lotta per i diritti degli afroamericani, dei diritti umani in generale e, come non è stato ancora sufficientemente sottolineato, per i diritti delle donne.
Quel gesto forte: il rifiuto di cedere il posto in autobus ad un “bianco”, probabilmente scaturiva dalla insostenibilità della discriminazione razziale a cui era ogni giorno sottoposta, ma alla fine ha trasceso il contesto storico e sociale in cui è stato compiuto, diventando un gesto di amore e riscatto universale.
E dunque Rosa, con il suo bel nome fiorito, oggi rappresenta una figura che da sempre considero con affetto e ammirazione come una della nostre grandi madri. Sì, una Splendid Mariposa, una Grande Madre, proprio lei che biologicamente, madre non è mai stata.
Marisa Raggio
I Fiori e le Dee

Il Labirinto delle 7 Dee: Workshop Introduttivo

Il Labirinto delle 7 Dee: Workshop Introduttivo

A grande richiesta, desideriamo annunciare che a Novembre torna il seminario introduttivo “Il Labirinto delle 7 Dee – alla riscoperta del Femminile Sacro” in autunno!
Le iscrizioni sono aperte.

Il lavoro proposto si pone come obiettivo il riconoscimento delle Dee, intese come forze che agiscono nella nostra psiche o meglio, nei nostri visceri, nel nostro cuore, nella nostra testa e non è affatto detto che in queste tre parti di noi, agisca la stessa Dea. Tutto ciò significa comprendere che esistono forze invisibili che plasmano la nostra condotta e il nostro mondo emozionale.
INTO THE WILD 2018 Seminario Residenziale

INTO THE WILD 2018 Seminario Residenziale

Da sempre le donne ed il corpo sono state unite alla ciclicità dei ritmi naturali. Una connessione speciale che in tante culture ha assunto il connotato di una vera e propria Sacralità.
Tutto è cominciato con la Dea e nonostante lo scorrere dei millenni ed il susseguirsi di culture che hanno costruito culti intesi a negare la sacralità del femminile, restano nella nostra psiche e nel nostro corpo tracce talvolta flebili, talvolta sorprendentemente potenti, di un potere antico che, se utilizzato con consapevolezza, cura e guarisce.
Ritrovarci insieme, immerse in una dimensione naturale ancora selvaggia è ogni anno una esperienza intensa che portiamo con noi confortandoci nella nostra routine quotidiana.

In un luogo appartato, di eccezionale bellezza, dove tutto è rimasto intatto, abbandoniamo i nostri schemi abituali per incontrare l’anima della natura e cogliere l’essenza della floriterapia.
Un breve accenno ai programmi di lavoro per questo weekend nella Natura:
1) Osservazione e studio della pianta nel suo habitat, per entrare in relazione diretta con la sua Anima: riflessioni sulla segnatura.
A cura di Gabriele Krause
2) Meditazioni e ascolto attraverso la pratica del Tai Chi Chuan e Qi Gong (Itcca Italia™) : percepire l’energia sottile della pianta.
A cura di Patrizia Roberti
3)I Fiori e le Dee®
Insieme sperimentiamo l’incontro fra il Principio Femminile e la potenza della Madre Terra: una fusione officiata dal potere rivitalizzante delle Essenze Floreali.
A cura di Marisa Raggio

 

La Complessità di Afrodite-Venere

La Complessità di Afrodite-Venere

Afrodite-Venere è in assoluto la divinità femminile “pagana” più citata nella cultura occidentale, moderna e contemporanea.
In passato, ogni statuetta con sembianze femminili rinvenuta in siti archeologici è stata genericamente chiamata Venere.
In latino, la parola Venere è utilizzata come sinonimo di bellezza, di qui il verbo “venerare”, ovvero fare oggetto di devozione, quindi Afrodite ha ha che fare ciò che è sacro, oggetto di culto. Anche nella religione cattolica il verbo venerare è spesso utilizzato.
Il termine è anche collegato al concetto di atto amoroso fisico, sessuale. Non a caso, in modo poco lusinghiero per la dea, le malattie che si contraggono attraverso la trasmissione sessuale sono dette “veneree”.

Per quanto universalmente conosciuta e sempre associata con la bellezza muliebre, ai miei occhi, questo principio femminile, o rappresentazione archetipica, appare come uno dei più complessi del pantheon greco-romano.
C’è una vasta letteratura che affronta l’argomento, a mio avviso, senza fare completamente chiarezza : Afrodite, “la più bella”, definita dalla geniale Jean S. Bolen (Le dee dentro la donna) come la dea alchemica, ha ancora molti aspetti che attendono di essere svelati.

Tutti la conosciamo come dea della bellezza e i media tendono ad appiattire la profondità di questo principio femminile associandolo con l’immagine di attrici e modelle di straordinaria avvenenza, ma non è tutto lì. L’archetipo non si occupa solo di  bellezza delle forme, concetto tra l’atro destinato a mutare continuamente nei secoli, a seconda di canoni estetici che si susseguono, ma fa riferimento ad un concetto molto più profondo. La dea dunque non è solamente un corpo perfetto, ma rappresenta il calderone alchemico in cui si incontrano elementi apparentemente discordanti, per fondersi e produrre una materia “sublime”.  Questa è l’idea che mi sono formata dopo che la lettura della Bolen mi aveva portato a riflettre sul significato dell’aggettivo “alchemica” riferito ad Afrodite.

Un lavoro utile a comprenderla meglio, può essere quello di confrontarla con la sua antitesi: la dea Atena-Minerva, rappresentazione archetipica di un principio femminile opposto, ma altrettanto indispensabile per il nostro equilibrio psichico.
Da un lato Atena la paladina delle regole, del potere costituito, ispiratrice di saggezza e “buon senso”, dall’altro Afrodite insofferente alle leggi, sovversiva signora degli istinti: elementi opposti che dobbiamo imparare a integrare, armonizzare e utilizzare a seconda delle esigenze e dei momenti.

A questo proposito troviamo un grande aiuto in alcune essenze floreali che ci guidano nella complessa simbologia di Afrodite, verso il riconoscimento degli aspetti dell’archetipo di cui noi non abbiamo consapevolezza. In un lavoro come quello che proponiamo nei nostri workshop, l’assunzione di un determinato “fiore”, in questo caso del repertorio californiano F.E.S., contribuisce ad amplificare la nostra intuizione e l’attività onirica, portando in superficie pezzi di noi, frammenti, ricordi ed emozioni strettamente connessi all’archetipo in questione. L’essenza floreale, per sua stessa natura, agisce sinergicamente con l’energia che caratterizza ciascuna rappresentazione archetipica.

Marisa Raggio
I Fiori e le Dee

Iris Barbatus, da cui si ricava l’essenza floreale californiana Iris

SAINT JOHN’S WORTH: UNA FIAMMELLA NELLA NOTTE INVERNALE

SAINT JOHN’S WORTH: UNA FIAMMELLA NELLA NOTTE INVERNALE

Luce e tristezza intesa come flessione verso il basso del tono dell’umore, sono strettamente connesse. Mi è capitato spesso di ascoltare clienti che raccontavano di vivere male il ritorno all’ora solare e la conseguente riduzione delle ore di luce.

Non per tutti è così, altri amano le lunghe notti autunnali che favoriscono ritiro e raccoglimento.

Antropologi e psichiatri hanno versato fiumi d’inchiostro per descrivere il disturbo depressivo stagionale SAD, largamente diffuso fra le popolazioni nordiche. In particolare fra gli Inuit (Eschimesi) le diagnosi di depressione e il tasso di suicidi riguardano un numero impressionante di individui.

Si è sempre dato per scontato che le notti nordiche favoriscano il crollo dell’umore. Noi mediterranei fatichiamo anche solo a concepire una notte della durata di tre mesi.

Solo di recente ci si è interrogati sul fatto che proprio fra gli Inuit la diffusione di questo disturbo può non essere legata esclusivamente alla mancanza di luce, ma è aggravata dallo stile di vita e dalle difficoltà relazionali.

La vita, al di là del circolo polare artico è molto dura e la sopravvivenza di questo popolo è stata garantita soltanto dalla loro incredibile forza e da una vita comunitaria intensa e regolata in modo rigido. La stretta vicinanza fisica nei mesi più disagevoli è inevitabile e ha come contraltare un grande riserbo riguardo alle proprie emozioni. Fra gli Inuit si ritiene sconveniente manifestare le proprie emozioni o dimostrare interesse per quelle degli altri.

Dunque uccide di più l’oscurità o la mancanza di comunicazione emotiva? Luce, calore, sentimenti sono, a ben guardare, tutti termini che analogicamente ci conducono alla sfera affettiva.

Nelle ore buie durante i colloqui amo accendere una piccola candela. Solo di recente ho compreso che quella fiammella non è semplicemente un modo per rompere l’oscurità dei pomeriggi invernali, ma rappresenta anche l’intimità empatica che in quell’ambito si viene a creare fra me e il cliente.

Continuando con le analogie, per gli Antichi Greci il risveglio della Natura, dopo il sonno invernale, era simboleggiato dalla gioia della dea Demetra che correva incontro alla sua amata figlia Persefone finalmente ritornata dalle tenebre del mondo infero. La forza del loro abbraccio rappresenta ancora oggi efficacemente il potere dell’Amore che scioglie il gelo e l’oscurità.

Quando rifletto sulla polarità luce-buio, la prima essenza floreale che mi viene in mente è Saint John’s Worth, essenza floreale californiana F.E.S. nota da noi come Iperico (ipericum perforatum) e comunemente conosciuto come Erba di San Giovanni. Si tratta di una pianta di un giallo luminoso, dalle virtù risanatrici decantate già dal greco Ippocrate.

Nella cultura popolare l’Erba di San Giovanni è considerato un rimedio magico, utile per scacciare gli spiriti maligni, infatti, in molte zone di campagna è ancora chiamato ”Scaccia diavoli”.

L’olio estratto dal fiore e dalle foglie viene utilizzato per diversi disturbi e soprattutto in caso di ustioni. Questa pianta, sia per il succo rosso ed il colore dei suoi petali, che per i suoi impieghi, scottature e irritazioni, è associabile all’elemento fuoco, al calore e quindi alla luce.

Dunque non lesiniamo alle persone che lamentano uno stato d’animo abbattuto e malinconico, tra le altre essenze floreali, anche le gocce di Iperico, una formula ancora più efficace se offerta insieme al calore della nostra Accoglienza e del nostro Ascolto.

Marisa Raggio, “I Fiori e le Dee”

Pubblicato sul notiziario della Unione di Floriterapia di Milano

 

I WORKSHOP DEL LABIRINTO DELLE 7 DEE

I WORKSHOP DEL LABIRINTO DELLE 7 DEE

I miti greci rappresentano efficacemente aspetti psichici comuni a tutta l’umanità.
Il principio femminile presente in ognuno di noi, sia donna che uomo, è una parte fondamentale  delle nostre dinamiche emozionali e logico-razionali, quindi le influenza potentemente, spesso senza che noi ce ne rendiamo conto.
Emozioni, rimuginìi inconfessabili, comportamenti impulsivi, che spesso ci confondono creandoci imbarazzo e sofferenza, sono mirabilmente espressi nelle figure mitologiche del pantheon greco-romano. Riuscire ad oggettivarli e comprenderli ci regala una maggiore consapevolezza di noi stessi e di “come funzioniamo”.
Capire “come funzioniamo” ci permette anche di trasformare i meccanismi che ci angustiano ed agiscono nella nostra quotidianità, complicandola ed appesantendola.
Il principio femminile, che da millenni la società patriarcale ha scelto di svalutare, sopravvive in noi  come una forza interiore, troppo spesso non adeguatamente onorata e riconosciuta, quindi inevitabilmente sotto- utilizzata.  Tale principio lo percepiamo ancora vitale ed attivo  nella antica narrazione delle dee dell’Olimpo greco e nei miti ad esse collegati.

WORKSHOP INTRODUTTIVO
Durante il workshop introduttivo incontriamo e studiamo a fondo queste figure mitologiche, le loro caratteristiche e le affascinanti storie di cui sono protagoniste, cercando di ascoltare come tutto ciò risuoni in noi. Inoltre collochiamo in un quadro storico e sociale il percorso attraverso il quale l’Archetipo Femminile è sopravvissuto, osservando attentamente come è giunto, più o meno camuffato, ma intatto, fino a noi. Nella condivisione emergeranno temi personali irrisolti o nascosti che collegheremo ad alcune essenze floreali di Bach e del sistema californiano, permettendoci di affrontarle iniziando ad armonizzarle.

AGIRE LA DEA
Nei successivi due laboratori di approfondimento, fatta “amicizia” con le  principali dee della mitologia classica, si tratterà di percepirle sempre più intimamente, relazionandoci con le parti di noi che esse rappresentano.Questo viene definito: “AGIRE LA DEA”.
Attraverso diverse tecniche che variano a seconda dei gruppi di lavoro e delle persone, ogni partecipante metterà in scena, con i mezzi che preferisce (o anche solo con il silenzio) una propria rappresentazione di quelle dee le cui caratteristiche maggiormente riconosce in se stesso. Tale azione, che conduce ad una maggiore consapevolezza delle proprie dinamiche emotive e relazionali, offre l’opportunità per svelare aspetti di noi che non volevamo vedere, trasformando così comportamenti  reiterati che ci fanno male.
Il laboratorio si articola in due distinte giornate, in cui si lavorerà su due distinti gruppi di dee che presentano polarità particolarmente interessanti:
Primo incontro: Artemide/Era e Atena/Afrodite
Secondo incontro: Demetra/Persefone ed Estia
Marisa Raggio

WORKSHOP INTRODUTTIVO                                                                                                                                                                                                                            Domenica 20 maggio ore 9:30 / 18

AGIRE LA DEA (Prima Parte)
Sabato 24 marzo
ore 9:30 / 18

AGIRE LA DEA (Seconda Parte)
Domenica 18 novembre
ore 9:30 / 18

Presso presso la sede di
Lighthouse CromoRañj R. Ravizza
Via Eupili, 10, 20145 Milano

Donne Fiori e Sessualità

Donne Fiori e Sessualità

Per vivere la propria sessualità serenamente è indispensabile partire dell’Amore per se stessi.

Questa esperienza ci viene offerta in “dotazione” nei primi anni di vita, attraverso lo sguardo amorevole di nostra madre. Se questo dono è mancato, l’Amore per sé stessi si può costruire: una conquista faticosa, ma possibile, partendo proprio dall’Amore per il nostro corpo.

Se mi trovo orribile, sbagliata, se penso che i miei genitali siano una parte “sporca” di me, difficilmente riuscirò a vivere la mia sessualità serenamente, a sentirmi in diritto di ricevere e dare piacere.

Edward Bach lo insegna, il primo dovere che abbiamo è nei riguardi di noi stessi.

Certo, penseranno alcuni, ma lui si riferiva alla nostra parte più alta, al nostro sé superiore, la scintilla divina che è in noi.

Possiamo rispondere con il principio alchemico: “ come in alto così in basso”, ogni parte di noi è sacra, anche quella che comprende desideri e pulsioni spesso considerati abietti, sporchi , scurrili.

I maschi imparano presto a fare i conti con i loro genitali, da ragazzini li disegnano ovunque, li confrontano con gli amici, ne parlano apertamente, usano nomignoli divertenti per indicarli. La masturbazione maschile è diffusamente considerata un passaggio obbligatorio nella formazione del giovane maschio, se ne parla e si fanno battute su questo tema, le mamme possono essere in imbarazzo, ma glissano: “è la natura” si mormora…

Quando parliamo di masturbazione femminile, invece, sparisce la voglia di scherzare e subentra l’imbarazzo, l’argomento spesso viene definito più “delicato”.

In realtà tutta la sessualità femminile è più complessa, è una faccenda interna, intima, poco visibile.

Solo in un’epoca straordinariamente recente si è cominciato a parlare del diritto della donna al piacere. Un principio che resta comunque circoscritto alle fasce più progressiste e laiche delle società occidentali, in una grande parte del mondo, infatti, resta un gigantesco tabù.

Troppe donne ancora oggi vivono il sesso come un problema privato che le angoscia e talvolta spaventa, nonostante le battaglie per la parità dei sessi e l’emancipazione femminile.

Apparentemente, le cose sono enormemente cambiate, tuttavia i nuovi modelli imposti dai media restano spesso oppressivi per il mondo femminile.

Dopo il femminismo, quali modelli stanno cercando di imporci i media? La WONDER WOMAN perfetta, che indossa la taglia trentotto, il tacco dodici tutto il giorno, ha tre frugoletti biondi e la sera conserva l’energia per trasformarsi in una maliarda in auto reggenti che gratifica il partner con i suoi orgasmi plurimi, probabilmente falsi come le sue labbra carnose.

La realtà delle donne che incontro è “appena, appena” diversa… grazie ai media il letto è diventato un set cinematografico in cui l’obiettivo diventa la fotogenia, non la condivisione dell’eros con il partner. Difficile raggiungere l’orgasmo se hai paura di fare “brutta figura”, difficile gioire e provare piacere se sei spaventata, tesa, preoccupata e vivi l’amplesso come una performance.

Oggi, la a prima paura di una donna rispetto alla sessualità è di essere SBAGLIATA, soprattutto di avere un corpo sbagliato.

Le difficoltà legate alla sessualità sono dunque molteplici e sorprendentemente in ascesa a dispetto della liberalizzazione dei costumi.

Calo o assenza del desiderio, anorgasmia, sono molto diffusi. Così come all’opposto, compulsività sessuale, nella ricerca di un appagamento che si definisce erotico, ma che spesso nasconde paura, solitudine, disperazione.

L’argomento è complesso e spesso assume sfumature e implicazioni diverse per ogni donna.

La Floriterapia ci insegna a sfuggire da facili generalizzazioni collegate al “sintomo”, tuttavia ogni qualvolta si parla di sessualità un fiore non può mai mancare: CRAB APPLE. Questo fiore appare in primavera come una nuvola bianca, appena sfumata da tocchi rosati che ne accentuano la linda bellezza.

Quando siamo sopraffatte dalla sensazione di essere repellenti, inadatte, quando prende il sopravvento la vergogna riguardo a “difetti” fisici o caratteriali, il timore di mostrarci senza veli, Crab Apple ci rassicura: “ Tu vai bene esattamente così come sei, sei pulita, bella e fai legittimamente parte del Creato”.

Quando appare evidente il dissidio spirito-materia, corpo-mente, alto-basso, ho constatato che è molto efficace un’essenza del sistema californiano: EASTER LILY, Lilium longiflorum, un giglio bianco molto simile al nostro Lilium candidum, che nell’iconografia cristiana è un simbolo di purezza.

Questa candida liliacea, è utile quando tutto ciò che riguarda gli aspetti corporei e sensuali della vita viene svalutato a favore di una idealizzazione degli elementi intellettuali e spirituali. Siamo di fronte a quella che io chiamo “struttura gotica” della personalità, che talvolta si esprime anche nell’aspetto esteriore: magrezza, alterigia, difficoltà a cedere alla risata, grande intensità mentale, talvolta una postura che ricorda proprio il fiore che da noi viene anche chiamato giglio di San Giuseppe.

Queste donne non si abbandonano, ma piuttosto “cedono” alla sessualità e lo fanno a prezzo di grandi sensi di colpa che possono spingerle verso comportamenti eccessivi, talvolta autolesionisti, rischiosi per la loro integrità fisica ed emotiva.

Easter Lily ci insegna che ogni parte di noi è Sacra e, concludendo con le parole di Patricia Kaminski, ci dona la consapevolezza che :

“Posso armonizzare in me sessualità e spiritualità in un tutt’uno Sacro”.

Marisa Raggio

pubblicato sulla Newsletter di Unione di Floriterapia

www.unionedifloriterapia.it

 

I FIORI E LE DEE ® Un’intervista a Marisa Raggio

I FIORI E LE DEE ® Un’intervista a Marisa Raggio

D) In che cosa consiste la tua ricerca?

MARISA) Io sono fondamentalmente una floriterapeuta, utilizzo cioè le Essenze Floreali per offrire aiuto e sostegno alle persone che si rivolgono a me.

In prevalenza la mia clientela è composta da donne e ho sempre pensato che condividere le loro storie, i loro dolori, difficoltà ed emozioni sia un grande privilegio.

A differenza dei miei clienti maschi, che non essendo abituati a condividere i contenuti emotivi più intimi spesso faticano ad “esporsi”, le donne amano “raccontarsi”. La loro narrazione spesso è ricca di elementi interessanti ma tende a mutare, spostando il focus ad ogni incontro. Stabilire una gerarchia di Essenze Floreali da proporre, così come aiutarle a fissare degli obiettivi da perseguire, può rivelarsi complicato. La teoria degli Archetipi mi è servita, e mi serve tuttora, da parametro per ordinare questa grande massa di informazioni.

Guardando dentro di me ed osservando le mie clienti, ho realizzato che spesso la nostra realtà, sia interiore che esteriore, viene occultata dal racconto di quello che vorremmo essere ed apparire. Ci sono aspetti e qualità del nostro femminile che giudichiamo prestigiose e quindi ci illudiamo che siano nostre, altre invece, pur governando i nostri comportamenti e le nostre emozioni, non sono ritenute accettabili e perciò vengono nascoste.

La domanda di fondo di tutta la mia ricerca è: CHI SONO VERAMENTE?

 

D) Quando hai iniziato la tua ricerca?

Marisa) Già all’università, mentre lavoravo alla mia tesi in antropologia culturale su una popolazione del sud del Cile dove e è tutt’ora diffusa una forma di sciamanesimo femminile. Come in altre società non industrializzate, dunque legate al mondo agricolo, la struttura cosmogonica e la loro concezione del Sacro pone al centro elementi simbolici fortemente collegati al principio femminile.

Molte letture mi hanno permesso di riconoscere quanto la stretta connessione fra la donna, il suo corpo ed i cicli della natura sia stata in passato, come possiamo osservare ancora oggi in alcune popolazioni arcaiche, considerata Sacra.

Questo non smetteva di sorprendermi considerando la svalutazione sociale e religiosa a cui la donna è relegata nelle principali religioni monoteiste e che tuttora persiste nonostante l’emancipazione femminile abbia, specialmente negli ultimi 100 anni, dato vita ad una evidente “rivoluzione”.

Ciò sta avvenendo soprattutto a livello sociale, anche se tanta strada resta ancora da percorrere, ma per quanto riguarda l’aspetto religioso le cose non vanno di pari passo. I roghi della caccia alle streghe in fondo sono ancora tiepidi…

 

D) C’è un episodio cardine che ti ha portato a capire che la tua strada sarebbe stata quella della tua ricerca?

Marisa) Naturalmente non un singolo episodio. Nella mia vita ci sono stati tanti mutamenti: mi sono ritrovata a sentire più volte il bisogno di cambiare lavoro, luogo di residenza, partner.

Ognuna di queste “crisi” mi ha costretta a rivedere l’immagine di me stessa, aggiungendo tessere al puzzle che costituisce la mia personalità.

Con il trascorrere degli anni, ogni “crisi” mi portava a penetrare sempre più in profondità il mio mondo emozionale e quello delle mie clienti.

Mi è così diventato chiaro che le scelte sbagliate nella vita si fanno seguendo non ciò che si è ma quello che si vorrebbe essere.

Mentire a noi stessi è una pratica universalmente diffusa. Riconoscere gli aspetti della auto-narrazione che sono autenticamente nostri, liberandoci da quelli acquisiti o costruiti negli anni come illusoria protezione, è un lavoro che richieda coraggio e cuore pulito, ma può condurci a grandi sorprese, alcune spiacevoli altre gratificanti, tutte comunque estremamente illuminanti.

A livello personale, si è trattato di un lavoro impegnativo, a tratti doloroso, che però mi ha regalato una sensazione di espansione, freschezza e gioia come mai nella mia vita. Tale esperienza ritengo possa essere preziosa per ogni donna.

 

D) Che formazione hai seguito?

Marisa) Sono laureata in Lettere Moderne all’Università di Genova con indirizzo in Etnologia. La mia tesi di laurea, relatrice la grande etnologa Ernesta Cerulli, riguardava i Mapuche, una popolazione indigena del Cile, in cui è diffusa la figura della “Machi”, una donna che svolge nella comunità funzioni di guaritrice ed è spesso riconosciuta come “sciamana”, colei che collegando il mondo degli spiriti con quello degli uomini, si rende artefice di una guarigione che non è solo fisica, ma soprattutto spirituale.

In seguito, scoprendo il pensiero di Edward Bach e la Floriterapia ho frequentato i corsi di Margaretha Mijnlieff, una delle pioniere di questa disciplina nel nostro paese. La mia attività di Floriterapeuta è iniziata concretamente a Milano nel 1995.

Anni dopo ho frequentato una formazione di counseling che si è rivelata utile sia nella pratica floriterapica che in quella didattica. Infatti, dalla sua fondazione, nel 2002, sono docente della Scuola dell’Unione di Floriterapia di Milano.

 

D) Quali autori e ricercatori hanno influenzato la tua ricerca?

Marisa) E’ difficile ricostruire la genesi delle mie ricerche perché essendo stata una lettrice compulsiva da sempre, ho letto tantissimo materiale. Posso ricordare però che il primo approccio al pensiero Junghiano è stato con un libro di James Hillman letto nel 1998: “Il Puer Aeternus” (edizioni Adelphi), testo fondamentale sulla Teoria degli Archetipi.

Successivamente ho provato ad accostarmi all’enorme lavoro di C.G.Jung, in particolare alla sua identificazione del concetto di Anima e Animus; fondamentale per me è stata la lettura del suo libro “L’uomo e i suoi Simboli”.

Seguendo questa strada, ho scoperto un filone d’oro rappresentato dalle grandi allieve di Jung. – Maria Louise Von Franz ed M. E. Harding – che mi hanno accompagnato verso una progressiva comprensione di quello che resta un concetto complicatissimo: l’Archetipo junghiano.

Assolutamente illuminante furono le poche parole che Jung scrive nel1932, per l’introduzione al libro della Harding, La Strada della Donna(ed Astrolabio):

I concetti biologici e sociali possono esprimere soltanto una metà dell’anima femminile. Invece in questo libro diviene chiaro che la donna possiede anche una peculiare spiritualità del tutto sconosciuta all’uomo”

Queste tre righe da sole possono rappresentare la mia intera ricerca sul Femminile.

Anche Erich Neumann ha ispirato moltissimo la mia ricerca con il suo testo fondamentale “La Grande Madre” (ed. Astrolabio). Un libro estremamente innovativo che si impegna ad evidenziare la struttura e lo sviluppo dell’archetipo del femminile nelle sue manifestazioni concrete nel mondo.

Solo alcuni anni fa invece ho potuto conoscere la figura, le opere e le scoperte dell’archeologa Marija Gimbutas, fondatrice dell’Archeomitologia (Marija Gimbutas, Il Linguaggio della Dea, Ed Venexiana). Il suo lavoro è stato enorme sia in termini di quantità che di importanza, dunque difficile da riassumere qui in poche parole. Basti pensare alla sua ipotesi, solo negli ultimi tempi riconosciuta a malincuore dal mondo accademico, secondo la quale nell’Europa antica, dal tardo paleolitico al neolitico, fino all’età del bronzo, esistevano società agricole, sostanzialmente egualitarie e pacifiche che ponevano al centro della loro concezione del sacro una divinità femminile: la Dea.

Tali società furono, nell’arco di alcuni millenni, totalmente cancellate dalle invasioni di popoli indo-europei che imposero una struttura sociale e religiosa androcentrica. La grande quantità di reperti trovata da questa archeologia e l’attenta catalogazione di essi, rappresenta una importante conferma della presenza del Sacro Femminile nell’Europa antica. Tale scoperta ribalta il punto di vista da cui possiamo osservare la storia dell’umanità, focalizzandoci sull’insieme di valori sacri, intellettuali e corporei femminili che per millenni sono stati disprezzati ed esclusi dalla concezione del Divino, nonché da ogni forma di culto. La perdita del Sacro Femminile, ha impedito all’uomo di sperimentare adeguatamente una parte importante della sua dimensione emotiva e psichica, nel timore di essere poco virile, quindi inferiore. Siamo di fronte ad una revisione della storia dell’umanità che restituisce a tutti noi, donne e uomini, ciò che era andato perduto.

Un vero piacere è stata anche la lettura del fortunato libro di Jane Shinoda Bolen – Le Dee dentro la Donna (edizione Astrolabio) che semplifica e rende accessibile a tutte noi i modelli archetipici potentemente rappresentati dalle divinità della mitologia ellenistica

Ben più significativo per me è stato un altro libro della Bolen, non facilmente reperibile in questo momento – Passaggio ad Avalon (edizioni Piemme) – dove l’autrice narra la propria personale esperienza verso il riconoscimento della Dea.

Tra i sistemi floreali più diffusi attualmente, partendo da quelli del maestro Edward Bach, ho approfondito ed utilizzato con le mie clienti, le essenze floreali scoperte da Patricia Kaminski in collaborazione con il marito Richard Katz. Se il fiore rappresentativo del femminile scoperto dal dottor Bach è perfettamente espresso nell’essenza floreale Chicory, Patricia Kaminski, con la sua ricerca, ha trovato una serie di Fiori che vanno ad agire proprio sui diverse aspetti fisici ed emotivi delle donne, nonché degli aspetti femminili presenti in ogni uomo. Alcune di queste essenze, non a caso, sono delle bulbose. L’associazione analogica fra queste piante e l’utero femminile è evidente, così come quella fra un’essenza fondamentale Pomgranate (melograno) che nell’iconografia cristiana è spesso accostata alla Vergine Maria. Anche l’arte antica, dal mondo etrusco, a quello greco romano, fino al Rinascimento abbina questo frutto alla figura femminile. Abbiamo un monumento funebre etrusco in cui è rappresentata una nobildonna che tiene nella mano una melagrana. Un mito fondamentale come quello del ratto di Persefone cita i suoi semi, mentre visitando Ferrara, in un solo pomeriggio mi sono imbattuta in un affresco di Francesco Cossa che ritrae il trionfo di Venere in un carro decorato da melograne e più tardi nella commovente Madonna della melagrana di Jacopo della Quercia.

 

D ) Che differenza c’è fra la tua ricerca sugli Archetipi Femminili e le Dee rispetto alle proposte del panorama italiano?

Marisa) Da quanto ho raccontato fino a qui, mi sembra chiaro che il mio impegno non nasce da una infatuazione passeggera, legata ad un tema affascinante e molto di moda.

Ritengo che la mia ricerca possa rappresentare una novità in quanto è la prima volta in cui gli Archetipi vengono utilizzati nella pratica del colloquio di Floriterapia.

Personalmente propongo uno strumento che utilizzo da anni concretamente nella mia attività di Floriterapeuta.

Assumendo le Essenze Floreali, permettiamo loro di iniziare un dialogo con parti di noi sofferenti, maltrattate, ignorate, trasformandole dolcemente da zavorra a risorse utili nelle sfide della vita di tutti i giorni.

La lettura della narrazione della cliente in chiave di Archetipi  contribuisce a chiarire aspetti spesso taciuti perché imbarazzanti o troppo dolorosi, di conseguenza a migliorare l’autoconsapevolezza, facilitando il compito della Floriterapeuta.

Oggi esiste anche un marchio che riassume la mia ricerca : I FIORI E LE DEE® che vuole rappresentare questo tipo di lavoro.

Ci tengo a precisare anche che al di fuori del mondo della Floriterapia, oggi in Italia, ci sono alcune serie e brillanti ricercatrici che, ognuna con la propria originalità e sempre con grande impegno e passione, diffondono il Nome della Dea.

 

D) In cosa consiste il progetto “Il Labirinto delle 7 Dee”?

Marisa) “Il Labirinto delle 7 Dee” è un progetto che aiuta a diffondere la ricerca I Fiori e le Dee ®.

Il labirinto è un simbolo antichissimo che rappresenta la ricerca del proprio Sè superiore. In questo caso lo utilizzo per esprimere un cammino alla ricerca di pezzi di noi  che abbiamo trascurato e nascosto a vantaggio di altri divenuti  ipertrofici. Ma ogni donna, per stare bene, ha bisogno di tutte le parti che la compongono, impegnandosi sempre a farle funzionare in armonia. Io la chiamo “La Danza degli Archetipi” grazie alla quale possiamo permettere che queste parti dentro di noi convivano con grazia, agendo in alternanza, senza che mai una domini le altre.

Fra tutte le rappresentazioni archetipiche dell’Inconscio collettivo  ho scelto di utilizzare quelle del mondo classico che agiscono potentemente in quanto profondamente radicate nella nostra cultura. Sono le Dee che abbiamo superficialmente incontrato sui banchi di scuola, al cinema, nei libri, dunque sono figure un po’ famigliari.

Quando durante il workshop il mito viene narrato, approfondendo con cura la portata simbolica di ciascuna Dea presentata,  la donna, a prescindere dalla sua formazione scolastica, riconosce immediatamente elementi che la riguardano. La Dea non le è estranea, le ricorda la madre, la sorella, la figlia o la rivale. Più difficile riconoscere che in realtà rappresenta proprio un aspetto che le appartiene. Perché ciò avvenga è utile il confronto con altre donne, sotto la supervisione di chi ha il compito di condurre il gruppo, facilitando la comunicazione.

Ci tengo infine a sottolineare come in questa mia proposta di lavoro resti fondamentale la sapienza dei Fiori: guida e sostegno per quei momenti di paura, confusione, scoraggiamento, smarrimento che costellano il nostro cammino, in questa vita.

Alla fine sempre: grazie Dottor Bach!

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