27 Set 2017
Quando arriva Settembre, Demetra è triste: la sua bambina andrà a scuola. Sono finite le giornate insieme, giri senza fretta fra i banchi di frutta e verdura, riviste sfogliate una accanto all’altra, marce forzate nei corridoi dell’Ikea, dolci preparati a quattro mani con la farina ovunque, piantine travasate maldestramente, risate, coccole.
Poi Demetra deve consegnare alla società quello che le appartiene, strappare una parte di sé ignorando lo sguardo spaesato della bambina, persino le sue lacrime. “Mamma non voglio restare qui senza di te!”
La giornata sembra non passare mai e trascorre sprecata nell’attesa: “ Tra poco me la vado a riprendere”. Il pensiero continuamente va alla ricongiunzione, all’abbraccio totale, la perfezione di due metà della stessa mela che tornano ad unirsi.
Demetra è fuori dalla scuola in anticipo, sente la campanella che suona, i bambini sciamano lungo la scalinata verso gli adulti in attesa. Il chiasso è tremendo, e lei non la vede, pensa: “la mia dove è?”
Eccola, è fra gli ultimi, trascina piedi e cartella, persa nelle chiacchiere con altri due soldi di cacio, una ricciolina e un maschietto biondissimo. La madre la chiama e la sente che si congeda riluttante, poi corre dalla madre, l’abbraccia distrattamente, lo sguardo però è elettrizzato:
“Indovina mamma, ho due nuovi Amici!”
E’ così che Demetra avverte la prima pugnalata al cuore pensando: ”ormai la sto perdendo, cresce troppo in fretta…”
marisa raggio
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