principio femminile Archives - Pagina 2 di 2 - Il Canto di Estia di Marisa Raggio

I FIORI E LE DEE ® Un’intervista a Marisa Raggio

I FIORI E LE DEE ® Un’intervista a Marisa Raggio

D) In che cosa consiste la tua ricerca?

MARISA) Io sono fondamentalmente una floriterapeuta, utilizzo cioè le Essenze Floreali per offrire aiuto e sostegno alle persone che si rivolgono a me.

In prevalenza la mia clientela è composta da donne e ho sempre pensato che condividere le loro storie, i loro dolori, difficoltà ed emozioni sia un grande privilegio.

A differenza dei miei clienti maschi, che non essendo abituati a condividere i contenuti emotivi più intimi spesso faticano ad “esporsi”, le donne amano “raccontarsi”. La loro narrazione spesso è ricca di elementi interessanti ma tende a mutare, spostando il focus ad ogni incontro. Stabilire una gerarchia di Essenze Floreali da proporre, così come aiutarle a fissare degli obiettivi da perseguire, può rivelarsi complicato. La teoria degli Archetipi mi è servita, e mi serve tuttora, da parametro per ordinare questa grande massa di informazioni.

Guardando dentro di me ed osservando le mie clienti, ho realizzato che spesso la nostra realtà, sia interiore che esteriore, viene occultata dal racconto di quello che vorremmo essere ed apparire. Ci sono aspetti e qualità del nostro femminile che giudichiamo prestigiose e quindi ci illudiamo che siano nostre, altre invece, pur governando i nostri comportamenti e le nostre emozioni, non sono ritenute accettabili e perciò vengono nascoste.

La domanda di fondo di tutta la mia ricerca è: CHI SONO VERAMENTE?

 

D) Quando hai iniziato la tua ricerca?

Marisa) Già all’università, mentre lavoravo alla mia tesi in antropologia culturale su una popolazione del sud del Cile dove e è tutt’ora diffusa una forma di sciamanesimo femminile. Come in altre società non industrializzate, dunque legate al mondo agricolo, la struttura cosmogonica e la loro concezione del Sacro pone al centro elementi simbolici fortemente collegati al principio femminile.

Molte letture mi hanno permesso di riconoscere quanto la stretta connessione fra la donna, il suo corpo ed i cicli della natura sia stata in passato, come possiamo osservare ancora oggi in alcune popolazioni arcaiche, considerata Sacra.

Questo non smetteva di sorprendermi considerando la svalutazione sociale e religiosa a cui la donna è relegata nelle principali religioni monoteiste e che tuttora persiste nonostante l’emancipazione femminile abbia, specialmente negli ultimi 100 anni, dato vita ad una evidente “rivoluzione”.

Ciò sta avvenendo soprattutto a livello sociale, anche se tanta strada resta ancora da percorrere, ma per quanto riguarda l’aspetto religioso le cose non vanno di pari passo. I roghi della caccia alle streghe in fondo sono ancora tiepidi…

 

D) C’è un episodio cardine che ti ha portato a capire che la tua strada sarebbe stata quella della tua ricerca?

Marisa) Naturalmente non un singolo episodio. Nella mia vita ci sono stati tanti mutamenti: mi sono ritrovata a sentire più volte il bisogno di cambiare lavoro, luogo di residenza, partner.

Ognuna di queste “crisi” mi ha costretta a rivedere l’immagine di me stessa, aggiungendo tessere al puzzle che costituisce la mia personalità.

Con il trascorrere degli anni, ogni “crisi” mi portava a penetrare sempre più in profondità il mio mondo emozionale e quello delle mie clienti.

Mi è così diventato chiaro che le scelte sbagliate nella vita si fanno seguendo non ciò che si è ma quello che si vorrebbe essere.

Mentire a noi stessi è una pratica universalmente diffusa. Riconoscere gli aspetti della auto-narrazione che sono autenticamente nostri, liberandoci da quelli acquisiti o costruiti negli anni come illusoria protezione, è un lavoro che richieda coraggio e cuore pulito, ma può condurci a grandi sorprese, alcune spiacevoli altre gratificanti, tutte comunque estremamente illuminanti.

A livello personale, si è trattato di un lavoro impegnativo, a tratti doloroso, che però mi ha regalato una sensazione di espansione, freschezza e gioia come mai nella mia vita. Tale esperienza ritengo possa essere preziosa per ogni donna.

 

D) Che formazione hai seguito?

Marisa) Sono laureata in Lettere Moderne all’Università di Genova con indirizzo in Etnologia. La mia tesi di laurea, relatrice la grande etnologa Ernesta Cerulli, riguardava i Mapuche, una popolazione indigena del Cile, in cui è diffusa la figura della “Machi”, una donna che svolge nella comunità funzioni di guaritrice ed è spesso riconosciuta come “sciamana”, colei che collegando il mondo degli spiriti con quello degli uomini, si rende artefice di una guarigione che non è solo fisica, ma soprattutto spirituale.

In seguito, scoprendo il pensiero di Edward Bach e la Floriterapia ho frequentato i corsi di Margaretha Mijnlieff, una delle pioniere di questa disciplina nel nostro paese. La mia attività di Floriterapeuta è iniziata concretamente a Milano nel 1995.

Anni dopo ho frequentato una formazione di counseling che si è rivelata utile sia nella pratica floriterapica che in quella didattica. Infatti, dalla sua fondazione, nel 2002, sono docente della Scuola dell’Unione di Floriterapia di Milano.

 

D) Quali autori e ricercatori hanno influenzato la tua ricerca?

Marisa) E’ difficile ricostruire la genesi delle mie ricerche perché essendo stata una lettrice compulsiva da sempre, ho letto tantissimo materiale. Posso ricordare però che il primo approccio al pensiero Junghiano è stato con un libro di James Hillman letto nel 1998: “Il Puer Aeternus” (edizioni Adelphi), testo fondamentale sulla Teoria degli Archetipi.

Successivamente ho provato ad accostarmi all’enorme lavoro di C.G.Jung, in particolare alla sua identificazione del concetto di Anima e Animus; fondamentale per me è stata la lettura del suo libro “L’uomo e i suoi Simboli”.

Seguendo questa strada, ho scoperto un filone d’oro rappresentato dalle grandi allieve di Jung. – Maria Louise Von Franz ed M. E. Harding – che mi hanno accompagnato verso una progressiva comprensione di quello che resta un concetto complicatissimo: l’Archetipo junghiano.

Assolutamente illuminante furono le poche parole che Jung scrive nel1932, per l’introduzione al libro della Harding, La Strada della Donna(ed Astrolabio):

I concetti biologici e sociali possono esprimere soltanto una metà dell’anima femminile. Invece in questo libro diviene chiaro che la donna possiede anche una peculiare spiritualità del tutto sconosciuta all’uomo”

Queste tre righe da sole possono rappresentare la mia intera ricerca sul Femminile.

Anche Erich Neumann ha ispirato moltissimo la mia ricerca con il suo testo fondamentale “La Grande Madre” (ed. Astrolabio). Un libro estremamente innovativo che si impegna ad evidenziare la struttura e lo sviluppo dell’archetipo del femminile nelle sue manifestazioni concrete nel mondo.

Solo alcuni anni fa invece ho potuto conoscere la figura, le opere e le scoperte dell’archeologa Marija Gimbutas, fondatrice dell’Archeomitologia (Marija Gimbutas, Il Linguaggio della Dea, Ed Venexiana). Il suo lavoro è stato enorme sia in termini di quantità che di importanza, dunque difficile da riassumere qui in poche parole. Basti pensare alla sua ipotesi, solo negli ultimi tempi riconosciuta a malincuore dal mondo accademico, secondo la quale nell’Europa antica, dal tardo paleolitico al neolitico, fino all’età del bronzo, esistevano società agricole, sostanzialmente egualitarie e pacifiche che ponevano al centro della loro concezione del sacro una divinità femminile: la Dea.

Tali società furono, nell’arco di alcuni millenni, totalmente cancellate dalle invasioni di popoli indo-europei che imposero una struttura sociale e religiosa androcentrica. La grande quantità di reperti trovata da questa archeologia e l’attenta catalogazione di essi, rappresenta una importante conferma della presenza del Sacro Femminile nell’Europa antica. Tale scoperta ribalta il punto di vista da cui possiamo osservare la storia dell’umanità, focalizzandoci sull’insieme di valori sacri, intellettuali e corporei femminili che per millenni sono stati disprezzati ed esclusi dalla concezione del Divino, nonché da ogni forma di culto. La perdita del Sacro Femminile, ha impedito all’uomo di sperimentare adeguatamente una parte importante della sua dimensione emotiva e psichica, nel timore di essere poco virile, quindi inferiore. Siamo di fronte ad una revisione della storia dell’umanità che restituisce a tutti noi, donne e uomini, ciò che era andato perduto.

Un vero piacere è stata anche la lettura del fortunato libro di Jane Shinoda Bolen – Le Dee dentro la Donna (edizione Astrolabio) che semplifica e rende accessibile a tutte noi i modelli archetipici potentemente rappresentati dalle divinità della mitologia ellenistica

Ben più significativo per me è stato un altro libro della Bolen, non facilmente reperibile in questo momento – Passaggio ad Avalon (edizioni Piemme) – dove l’autrice narra la propria personale esperienza verso il riconoscimento della Dea.

Tra i sistemi floreali più diffusi attualmente, partendo da quelli del maestro Edward Bach, ho approfondito ed utilizzato con le mie clienti, le essenze floreali scoperte da Patricia Kaminski in collaborazione con il marito Richard Katz. Se il fiore rappresentativo del femminile scoperto dal dottor Bach è perfettamente espresso nell’essenza floreale Chicory, Patricia Kaminski, con la sua ricerca, ha trovato una serie di Fiori che vanno ad agire proprio sui diverse aspetti fisici ed emotivi delle donne, nonché degli aspetti femminili presenti in ogni uomo. Alcune di queste essenze, non a caso, sono delle bulbose. L’associazione analogica fra queste piante e l’utero femminile è evidente, così come quella fra un’essenza fondamentale Pomgranate (melograno) che nell’iconografia cristiana è spesso accostata alla Vergine Maria. Anche l’arte antica, dal mondo etrusco, a quello greco romano, fino al Rinascimento abbina questo frutto alla figura femminile. Abbiamo un monumento funebre etrusco in cui è rappresentata una nobildonna che tiene nella mano una melagrana. Un mito fondamentale come quello del ratto di Persefone cita i suoi semi, mentre visitando Ferrara, in un solo pomeriggio mi sono imbattuta in un affresco di Francesco Cossa che ritrae il trionfo di Venere in un carro decorato da melograne e più tardi nella commovente Madonna della melagrana di Jacopo della Quercia.

 

D ) Che differenza c’è fra la tua ricerca sugli Archetipi Femminili e le Dee rispetto alle proposte del panorama italiano?

Marisa) Da quanto ho raccontato fino a qui, mi sembra chiaro che il mio impegno non nasce da una infatuazione passeggera, legata ad un tema affascinante e molto di moda.

Ritengo che la mia ricerca possa rappresentare una novità in quanto è la prima volta in cui gli Archetipi vengono utilizzati nella pratica del colloquio di Floriterapia.

Personalmente propongo uno strumento che utilizzo da anni concretamente nella mia attività di Floriterapeuta.

Assumendo le Essenze Floreali, permettiamo loro di iniziare un dialogo con parti di noi sofferenti, maltrattate, ignorate, trasformandole dolcemente da zavorra a risorse utili nelle sfide della vita di tutti i giorni.

La lettura della narrazione della cliente in chiave di Archetipi  contribuisce a chiarire aspetti spesso taciuti perché imbarazzanti o troppo dolorosi, di conseguenza a migliorare l’autoconsapevolezza, facilitando il compito della Floriterapeuta.

Oggi esiste anche un marchio che riassume la mia ricerca : I FIORI E LE DEE® che vuole rappresentare questo tipo di lavoro.

Ci tengo a precisare anche che al di fuori del mondo della Floriterapia, oggi in Italia, ci sono alcune serie e brillanti ricercatrici che, ognuna con la propria originalità e sempre con grande impegno e passione, diffondono il Nome della Dea.

 

D) In cosa consiste il progetto “Il Labirinto delle 7 Dee”?

Marisa) “Il Labirinto delle 7 Dee” è un progetto che aiuta a diffondere la ricerca I Fiori e le Dee ®.

Il labirinto è un simbolo antichissimo che rappresenta la ricerca del proprio Sè superiore. In questo caso lo utilizzo per esprimere un cammino alla ricerca di pezzi di noi  che abbiamo trascurato e nascosto a vantaggio di altri divenuti  ipertrofici. Ma ogni donna, per stare bene, ha bisogno di tutte le parti che la compongono, impegnandosi sempre a farle funzionare in armonia. Io la chiamo “La Danza degli Archetipi” grazie alla quale possiamo permettere che queste parti dentro di noi convivano con grazia, agendo in alternanza, senza che mai una domini le altre.

Fra tutte le rappresentazioni archetipiche dell’Inconscio collettivo  ho scelto di utilizzare quelle del mondo classico che agiscono potentemente in quanto profondamente radicate nella nostra cultura. Sono le Dee che abbiamo superficialmente incontrato sui banchi di scuola, al cinema, nei libri, dunque sono figure un po’ famigliari.

Quando durante il workshop il mito viene narrato, approfondendo con cura la portata simbolica di ciascuna Dea presentata,  la donna, a prescindere dalla sua formazione scolastica, riconosce immediatamente elementi che la riguardano. La Dea non le è estranea, le ricorda la madre, la sorella, la figlia o la rivale. Più difficile riconoscere che in realtà rappresenta proprio un aspetto che le appartiene. Perché ciò avvenga è utile il confronto con altre donne, sotto la supervisione di chi ha il compito di condurre il gruppo, facilitando la comunicazione.

Ci tengo infine a sottolineare come in questa mia proposta di lavoro resti fondamentale la sapienza dei Fiori: guida e sostegno per quei momenti di paura, confusione, scoraggiamento, smarrimento che costellano il nostro cammino, in questa vita.

Alla fine sempre: grazie Dottor Bach!

La fatica di essere Atena

La fatica di essere Atena

E’ appena iniziata la scuola, ma Atena è già molto stanca.
E’ dal primo anno che ci pensa, l’esame di maturità si avvicina e lei non può rischiare, lei punta al massimo. Poi i test di ammissione all’università, la borsa di studio… tutto deve seguire alla lettera un progetto che lei e suo padre hanno elaborato tanto tempo fa.
Atena non ha dubbi, sarà il primo medico della sua famiglia; anche se è solo una ragazza non deluderà le aspirazioni di suo padre.                                                                          Lui glielo ha sempre detto: “tu sei più intelligente di tutti noi messi insieme”, intendendo i fratelli, i cugini e tutta la parentela: gente semplice che non ha mai avuto molte ambizioni.
Spetta a lei a cambiare le cose…
Eppure dopo un solo mese di scuola si sente spossata e ogni tanto, ma solo ogni tanto, si chiede se ce la farà, la risposta è una sola: ”devo darci dentro”.
Al mattino si sveglia sempre più presto, mette la caffettiera sul fuoco mentre in casa tutti dormono e la città è ancora silenziosa. Sua madre quando si alza e capisce che la ragazza è china sui libri da ore si preoccupa, “alla tua età hai bisogno di dormire” le ripete per l’ennesima volta. Atena si irrita, sua madre come al solito non capisce, lei non riesce a dormire, i compiti sono tanti e deve essere la migliore, sempre la migliore : “Papà sarà fiero di me!”.

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Floriterapia: una riflessione                                                                                                                                                                                                                                                       Atena rischia di arrivare distrutta all’esame di maturità. La madre ha ragione, la mancanza di sonno alla sua età rappresenta un rischio per la salute e per il suo equilibrio emotivo. La ragazza ha subito troppe pressioni, la “complicità” con il padre e il desiderio di accontentarlo la costringe ad uno sforzo continuo. Lei è abituata a pretendere il massimo da se stessa. Probabilmente l’impegno intellettuale è parte di lei e rappresenta una modalità che l’accompagnerà utilmente per tutta la vita. Il problema resta la sua capacità di dosare lo sforzo per arrivare alla meta prefissa,  se dissipa subito tutte le sue energie rischia di crollare durante il percorso. Certo l’ansia da prestazione, il timore di non farcela e la tendenza a colpevolizzarsi ogni volta che prova a riposare non sono buoni consiglieri.

Le Essenze Floreali possono fornire alla nostra Atena un ottimo supporto per imparare ad utilizzare l’energia intellettuale, dosando lo sforzo.

Il senso del dovere altissimo unito al perfezionismo di per se sono ottime qualità solo se abbinate ad una buona capacità di auto ascolto, per capire, senza  sensi di colpa, quando arriva il momento di fermarsi; questo per permettersi di  recuperare le forze e/o ridefinire  il traguardo  che si  vuole raggiungere.

In questo caso la miscela di essenze floreali da proporre alla nostra Atena è piuttosto chiara, ansia da prestazione: Larch, difficoltà a concedersi una pausa: Oak,  sfinimento: Olive. Il rimedio più significativa però di questo stato emozionale, senza escludere gli altre complementari, è rappresentata dall’unico  scoperto da Edward Bach che non è preparato con un fiore.  Si tratta infatti  di acqua di sorgente informata dal contatto continuo con la roccia: Rock Water.

Citando E.Bach: “Per coloro che sono molto controllati nel loro modo di vivere. Rifiutano molte gioie e piaceri perché ritengono che questo potrebbe interferire con il loro lavoro. Sono severi maestri con se stessi.”   (E. Bach, Guarire con i Fiori, Nuova IPSA Editore)

La prima ferita di Demetra

La prima ferita di Demetra

Quando arriva Settembre, Demetra è triste: la sua bambina andrà a scuola.                                                                                                                                                                          Sono finite le giornate insieme, giri senza fretta fra i banchi di frutta e verdura, riviste sfogliate una accanto all’altra, marce forzate nei corridoi dell’Ikea, dolci preparati a quattro mani con la farina ovunque, piantine travasate maldestramente, risate, coccole.
Poi Demetra deve consegnare alla società quello che le appartiene, strappare una parte di sé ignorando lo sguardo spaesato della bambina, persino le sue lacrime. “Mamma non voglio restare qui senza di te!”
La giornata sembra non passare mai e trascorre sprecata nell’attesa: “ Tra poco me la vado a riprendere”. Il pensiero continuamente va alla ricongiunzione, all’abbraccio totale, la perfezione di due metà della stessa mela che tornano ad unirsi.
Demetra è fuori dalla scuola in anticipo, sente la campanella che suona, i bambini sciamano lungo la scalinata verso gli adulti in attesa. Il chiasso è tremendo, e lei non la vede, pensa: “la mia dove è?”
Eccola, è fra gli ultimi, trascina piedi e cartella, persa nelle chiacchiere con altri due soldi di cacio, una ricciolina e un maschietto biondissimo. La madre la chiama e la sente che si congeda riluttante, poi corre dalla madre, l’abbraccia distrattamente, lo sguardo però è elettrizzato:
“Indovina mamma, ho due nuovi Amici!”
E’ così che Demetra avverte la prima pugnalata al cuore pensando: ”ormai la sto perdendo, cresce troppo in fretta…”

marisa raggio

 

SEMINARIO RESIDENZIALE “INTO THE WILD”

SEMINARIO RESIDENZIALE “INTO THE WILD”

Nella prima edizione del seminario “INTO THE WILD” del 2015, abbiamo scoperto e “agito” tre rappresentazioni archetipiche del principio femminile, tratte dalla mitologia classica: Demetra, Persefone, ed Estia.

Nell’edizione dello scorso anno 2016, è stato il turno di Era ed Artemide.

Quest’anno concludiamo il ciclo delle 7 Dee con Afrodite ed Atena, le eterne rivali.
Rappresentate come le antagoniste per eccellenza nella mitologia greca e nei versi di Omero.
Appaiono come Rappresentazioni Archetipiche in opposizione.
Simboleggiano l’eterno conflitto fra corpo e mente, istinto e pensiero, creatività e programmazione.
Come sempre, il lavoro per integrare gli opposti diventa una bella opportunità per scoprire parti inesplorate di noi.

Afrodite-Venere è in assoluto la divinità femminile “pagana” più citata nella cultura occidentale moderna e contemporanea.
Ogni statuetta, con sembianze femminili, rinvenuta in siti archeologici, è stata genericamente chiamata Venere.
 In latino, la parola Venere è utilizzata come sinonimo di bellezza, di qui il verbo “venerare”: fare oggetto di devozione; il termine è anche collegato al concetto di atto amoroso fisico, sessuale. Non a caso, in modo poco lusinghiero per la dea, le malattie che si contraggono attraverso la trasmissione sessuale sono dette “veneree”.
 Eppure ai miei occhi questo principio femminile o rappresentazione archetipica, appare come una delle più complesse del pantheon greco-romano.
 C’è una vasta letteratura che affronta l’argomento, ma a mio avviso, senza fare completamente chiarezza : Afrodite, “la più bella”, definita dalla geniale Jean S. Bolen (Le dee dentro la donna) come la dea alchemica, ha ancora molti aspetti che attendono di essere svelati.

Un lavoro utile può essere quello di confrontarla con la sua antitesi: la dea Atena-Minerva, rappresentazione archetipica di un principio femminile opposto, ma altrettanto indispensabile per il nostro equilibrio psichico.
Come sempre, le essenze floreali vengono i nostro aiuto guidandoci verso il riconoscimento degli aspetti dell’Archetipo di cui noi non abbiamo consapevolezza, amplificando la nostra intuizione e l’attività onirica.

Anche la letteratura offre la possibilità di esercitare il pensiero analogico, identificando nella narrazione situazioni e comportamenti riconducibili alla azione degli archetipi.
I temi antichissimi della mitologia classica si ripropongono sostanzialmente invariati, al di sotto del rivestimento dell’epoca storica che ospita le vicende narrate.
Nel lavoro di quest’anno faremo riferimento, oltre al mondo classico, anche ad un romanzo giustamente considerato la matrice della letteratura moderna: “Ragione e Sentimento” (Sense and Sensibility) di Jane Austen, un’opera di grande popolarità, abbondantemente riproposta da cinema e televisione. Narra di due sorelle governate da opposte tendenze archetipiche eppure unite e solidali nelle difficoltà della vita.

Marisa Raggio
I Fiori e le Dee

La Madre è ovunque

La Madre è ovunque

Sul Monte degli ulivi, presso l’orto dei Getsemani, a Gerusalemme, c’è una chiesa ortodossa costruita verso la fine dell’ottocento dallo zar Nicola che l’ha dedicata a sua madre: è la chiesa ortodossa di Maria Maddalena. Con le sue cupole d’oro appare come un edificio suggestivo anche se non importante dal punto di vista artistico.
E’ circondato da un bellissimo giardino che arcigne suore ortodosse accudiscono con amore insieme ad una colonia di di gatti ben nutriti e curati. Lì, a sorpresa, direi quasi a tradimento, ho avuto uno dei momenti di commozione più forti durante il mio viaggio in Palestina, nel 2011.
Non ero certo in pellegrinaggio, piuttosto ero lì per cercare di capire.
In quella chiesa ortodossa, Infagottata da teli che una suora scorbutica mi avevano imposto di indossare per coprire non so quali importune nudità, mi sono ritrovata a pregare per le donne a me più vicine e poi, a macchia d’olio, per tutte per le mie clienti, per le colleghe, amiche e semplici conoscenti. E’ stato un momento forte, di grande fusione empatica con il femminile.
Poi, prima di andarmene, ho acceso una candela sottile di cera vergine e ancora ricordo il suo profumo di miele.

Un grande cambio di prospettiva: Il ritorno della Dea

Un grande cambio di prospettiva: Il ritorno della Dea

“Ma c’è ancora una possibilità, e cioè che queste forze che si agitano segretamente in innumerevoli individui sparsi il mondo, vengano nuovamente incanalate…grazie all’emergere di un archetipo, di un grande simbolo, e possono così trovare una forma diversa e aprire la via ad un nuovo stadio di civiltà”
da M. E. Harding, L’Energia Psichica, Astrolabio Editore.

I cambiamenti epocali legati all’Inconscio Collettivo ed alla riconquista della egemonia da parte di un Archetipo, avvengono sotto forma di forze sotterranee che agiscono attraverso i secoli. L’Era del Femminile è già iniziata, forse le due guerre mondiali e quella in atto (lo scrittore Gunter Grass sostiene che stiamo già vivendo la terza guerra mondiale), la recessione economica, il femminicidio, le migrazioni di massa, il deterioramento sempre più grave del territorio, ecc…sono il segno di un Archetipo, quello del Patriarcato,  che cerca ancora di dominare , ma è in grave crisi. Il Femminile salverà il Mondo e non solo il femminile materno e rassicurante, ma anche quello oscuro che porta una enorme energia di trasformazione: anche l’aspetto ombra di Baba Yaga ci è indispensabile.
E’ una grande responsabilità per il mondo delle donne, ma neppure i maschi sono fuori dal gioco grazie all’elemento femminile che è presente all’interno della loro mascolinità.

 

 

 

 

 

L’Elemento Acqua: qualche riflessione

L’Elemento Acqua: qualche riflessione

Il collegamento fra Acqua e Archetipo Femminile apparirà a molte di voi immediato e intuitivo. Proviamo un momento a pensarci: la donna secerne molti più liquidi del maschio: latte, sangue mestruale, liquido amniotico; alle donne è culturalmente permesso “versare” lacrime, una fanciulla in lacrime è socialmente accettabile, un giovane uomo che piange crea imbarazzo negli altri e spesso è costretto a vergognarsene.

Le donne tendono a trattenere i liquidi più degli uomini, “non è che mangio tanto” si giustifica la signora a cui viene consigliato di perdere peso,” trattengo i liquidi..” ed infatti nei giorni precedenti al ciclo mestruale in molte abbiamo notato un aumento di peso che tende a sparire quando termina il flusso.

Fra i tanti simboli che collegano l’elemento acqua e il Femminile troviamo l’Uovo, utero contenitore di liquidi e vita, che dall’antichità accompagna le rappresentazioni del divino femminile un po’ in tutte le culture.

Celebre è la cosiddetta “Madonna dell’uovo” o Pala di Montefeltre” di Piero della Francesca. Osservando il capolavoro vediamo che la Vergine Maria con il Bambino in grembo è posta sotto una cupola a forma di conchiglia, al centro della quale è appeso un grande uovo. Anche la conchiglia come il ciondolo di corallo appeso al collo di Gesù sono immagini legate al mare e all’elemento acquatico. Nella iconografia cristiana ricorre spesso l’Uovo accostato alla Vergine e al Sacro Bambino, in quanto simbolo non solo di vita, ma soprattutto di rinascita.

Salvador Dalì ripropone il simbolismo dell’uovo, accompagnato alla conchiglia-mare, in due opere fortemente influenzate dal capolavoro di Piero della Francesca: la “Madonna di Port Lligat” (1950) ” e “Leda Atomica” (1949). Non va dimenticato che Leda è la protagonista di un importante Mito, tre le tante versioni, il più diffuso è quello cui si narra che Zeus possedesse Leda, regina di Sparta, assumendo le sembianze di un bellissimo cigno (animale che vive nell’acqua). In seguito all’accoppiamento con il signore dell’Olimpo, Leda depose un uovo da cui nacquero i gemelli Castore e Polluce.

L’Elemento Acqua qualche riflessione 1

Avrete notato come nella maggioranza delle chiese cattoliche l’acquasantiera abbia forma di conchiglia, simbolo primordiale che insieme alla mandorla è sopravvissuto fino a diventare fra gli elementi decorativi più utilizzati: il Femminile svalutato dalle tradizioni religiose monoteiste esce dalla porta, ma, come si suol dire, rientra dalla finestra.

L’Elemento Acqua qualche riflessione 2

A questo proposito sentiamo il parere più autorevole, quello della archeologa Marija Gimbutas, fondatrice dell’Archeomitologia:

“La credenza nella sacralità dell’acqua che dà la vita presso le sorgenti dei fiumi, delle fonti e dei pozzi, si estende dalla preistoria fino questo secolo. Sentiamo ancora parlare dell’acqua di Vita che trasmette forza, guarisce chi è malato, ringiovanisce chi è vecchio, ridona la vista e ricompone corpi smembrati e li riporta in vita. Il culto dei pozzi delle fonti termali, specialmente se alla sorgente di grandi correnti d’acqua e di fiumi, non può essere separato dal culto della Dea singola o tripla, dispensatrice di vita. Le fonti storiche, greche, romane, celtiche baltiche, parlano continuamente di Dee e ninfe connesse a certi fiumi, fonti e pozzi. Spesso i fiumi hanno nomi di Dea e le Dee locali hanno nomi di fiume….

… Le Dee datrici-di- vita conosciute grazie alle memorie del folklore, come l’irlandese Brigitte e la baltica Laima, sono le signore dei pozzi fonte di vita. Presumo che questa associazione sia esistita fin dal paleolitico, quando i santuari erano collocati presso fonti e acque minerali”(da: M. Gimbutas, “Il linguaggio della Dea”, ed. Venexia.)

Per noi che utilizziamo e studiamo le Essenze Floreali, diventa inevitabile collegare il sacro Uovo-Utero ai bulbi delle piante.

( Continua…)

Articolo pubblicato sulla Newsletters della Unione di Floriterapia di Milano

Le due immagini dei capolavori Di Piero Della Francesca e di Salvador Dalì , sono tratte dal bel sito www.settemuse.it

“La Natura, il Femminile e il dott. Bach”

“La Natura, il Femminile e il dott. Bach”

Il principio femminile appare ben più radicato del suo opposto/complementare principio maschile.

Il maschile è movimento e dinamicità (…non pensate adesso ai vostri mariti sul divano…), il femminile è invece staticità e radicamento, la casa ad esempio è collegata al principio femminile.

Le donne hanno un contatto con il sacro che è panteista*, collegato cioè alla forza vitale della Madre Terra. Per i maschi questo collegamento non è immediato, ma deve essere mediato da un approccio intellettuale, filosofico o iniziatico.

Le secrezioni corporee, sangue, latte, liquido amniotico, e i cicli ormonali che scandiscono le stagioni delle donne ne fanno creature “naturali”, profondamente collegate alle leggi che regolano il mondo della natura. Il maschio ha per compito la colonizzazione dei luoghi selvaggi: portatore del logos che civilizza, deve razionalizzare i fenomeni atmosferici, domando il mondo vegetale e animale.

La donna, volente o nolente, dalla pubertà è costretta ad essere profondamente consapevole dei cicli naturali ed ad essi si deve assoggettare entrando in sintonia con il ritmo della natura.

Nel rapporto con le risorse curative del mondo vegetale, le donne devono dunque compiere un passaggio in meno, la loro percezione è più immediata e questo potrebbe spiegare la loro remota tradizione erboristica.

Quindi il femminile (anche quello insito in ogni uomo) arriva prima, percepisce, intuisce dove si cela la proprietà risanatrice, ma è il maschile (presente in misura diversa in ogni donna) che raccoglie dati, elabora e crea una teoria.

Il mio pensiero va al dott. Edward Bach che l’agiografia ci descrive come un maschio alfa, un ricercatore, uno scienziato, un efficace paladino del logos. Eppure il metodo che ci ha lasciato nasce sì, dallo studio e dalla ricerca, ma anche (e vorrei dire soprattutto) dall’intuizione e dalla percezione sensitiva. Abbiamo quindi un uomo intelligente e stimato, socialmente ben inserito, che ad un certo punto della sua esistenza, come narra la sua biografia, sopravvive ad un “terremoto”. E’ legittimo pensare che un simile sconvolgimento lo abbia indotto ad incontrare e valorizzare  la propria “Anima”, nell’accezione junghiana del termine, e noi sappiamo di quale portentosa Anima si trattava!

Non stupisce che nella sua ultima e più importante fase di ricerca, quella collegata ai Fiori, fosse circondato da tante donne, qualcuno racconta come la gente del luogo lo chiamasse ” l’uomo dalle due mogli”. Colpisce come tale aggettivo fosse scevro da insinuazioni su presunti comportamenti lussuriosi. Fra quelle persone, la stima nel ”dottore” restava intatta, probabilmente alimentata dal fervore febbrile con cui Bach si dedicava alla sua missione, consapevole che il tempo a disposizione per portarla a termine stava per scadere.

*Panteismo: una concezione che vede il divino infuso in ogni elemento del cosmo e quindi nel mondo della natura. Questa concezione è comune a molte religioni e tradizioni religiose come l’Induismo, il Buddhismo, la Cabala. Appare nella filosofia occidentale fin dalle origini, e in diversi movimenti spiritualistici contemporanei.

 


“Afrodite”

“Afrodite”

VEDI, HO CIMBALI AI POLSI E ALLE CAVIGLIE,
DING DING,
ASCOLTA E NON SCATTARE ANCORA, ABBANDONATI A ME
COSI’ CHE SIA IL RITMO ABBAGLIANTE DEL MIO VENTRE ROTONDO
AD IMPRESSIONARE LA TUA PELLICOLA FREDDA.
(Marisa Raggio)

Afrodite è la Dea dell’Amore e della bellezza, il suo corrispondente romano è Venere, che comprende attributi di una divinità italica molto antica  venerata già come protettrice delle piante ornamentali e quindi dei luoghi coltivati ed ameni ed in senso più ampio della bellezza. Illustri autori* la accostano ad una divinità orientale Ashtoret o Astarte associata all’amore ed al piacere carnale.
Secondo il mito ellenico più noto, Crono spodestò il padre Urano castrandolo con un falcetto. I suoi attributi cadendo nel Mare Egeo lo fecondarono: dalla spume delle sue onde nacque  questa Dea di straordinaria bellezza.

Afrodite,  che si narra ebbe molti amanti e diversi figli, è descritta come  padrona di se stessa e delle proprie pulsioni erotiche. Sceglie infatti sempre autonomamente  i suoi amanti e non ha mai subito violenza nè è mai stata rapita  come era costume avvenisse fra le divinità femminili dell’Olimpo.

Lei è straordinariamente potente, punisce duramente chi osa trascurare il suo culto e disprezzare le leggi dell’Amore passionale. Non a caso,  fra le tante sue unioni, la più significativa è forse quella tempestosa con Ares, l’irruento Dio della guerra.

Per comprendere  meglio Afrodite abbiamo un mito alessandrino che, in diverse varianti, ha ispirato molti artisti, pittori, scultori e commediografi. Si narra come  lo scultore Pigmalione scolpisse una statua femminile di tale perfezione  da osare competere con la bellezza della Dea.  Afrodite, ferita nel suo orgoglio o forse indispettita  dal fatto che l’artista esaltasse un corpo di marmo disprezzando le  donne in carne ed ossa, diede vita alla statua, trasformandola in una seducente fanciulla del quale lo scultore si innamorò perdutamente. La amata però abbandonò il suo creatore spezzandogli il cuore.

Quali Fiori utilizzare quando questa rappresentazione archetipica è dominante o troppo debole?…continua

* K. Kerényi- Gli dei e gli eroi della Grecia-il Saggiatore.

L’immagine è tratta da un’opera della Pittrice Anna Antola.

 

“Il ritorno della Dea”

“Il ritorno della Dea”

Partecipo a un seminario di floriterapia: è la fine di ottobre del 2008. Richard Katz e Patricia Kaminski, ricercatori e scopritori del sistema di Essenze Floreali Californiane (FES), sono in Italia e un centinaio di persone si raccoglie intorno a loro, in un piccolo Hotel delle Dolomiti, spinti dall’amore per i fiori, la Natura e l’armonia del Creato.

Mi guardo intorno e contemplo i visi: espressioni assorte, entusiaste, persino eccitate. Mi faccio una domanda: quanti uomini ci sono in sala? Li conto, arrivano a stento al dieci per cento dei presenti, mi viene da dire ” complimenti alle mamme di quelli che sono qui con noi”.

Eppure Edward Bach, Paracelso, Ermete Trismegisto, lo stesso Richerd Katz, sono maschi, ma qui, chi magnetizza l’attenzione è Patricia che ci parla di fiori, colori, forze della natura, fasi lunari, anima e compassione per tutti gli esseri viventi.

Mentre l’ascolto non posso fare a meno di pensarlo: ” ecco una delle tante incarnazioni della Dea “, poi circolo fra la folla, mi siedo al ristorante, chiacchiero, osservo e ascolto. Sento che la presenza della Dea è ancora forte: sta nella vitalità di tante delle donne presenti e contagia i maschi che sono lì con noi.

L’energia femminile della Dea primigenia non ha più bisogno di nascondersi, qualche cosa è cambiata in molte coscienze, e sempre meno viene criminalizzata o ridicolizzata. Ovunque sul web assistiamo alla fioritura di siti, più o meno seri, più o meno affascinanti che parlano delle antiche dee, non solo del mondo classico, ma anche di quello celtico, egizio, precolombiano. Chiamiamola Artemide, Demetra, Circe, Morgana o Iside, come più ci piace, ma non la trascuriamo, renderle onore significa riconoscere in noi il suo potere di TRASFORMAZIONE.

A questo proposito cito Erich Neumann, che ha saputo onorare il suo femminile con opere di fondamentale importanza:

“…In questo mondo matriarcale il mondo spirituale della luna, corrispondente al simbolismo fondamentale dell’Archetipo del Femminile, viene concepito come nascita, anzi, come rinascita. Ovunque incontriamo il simbolo della rinascita ci troviamo dinnanzi a un mistero di trasformazione matriarcale. Il simbolismo della trasformazione diviene sacrale ovunque alla natura di pura trasformazione del processo faccia seguito l’intervento umano…La forma più elevata di questa trasformazione naturale sublimata è il processo di integrazione della personalità umana…. Processi simili sono i misteri primordiali del femminile. ..come la preparazione di cibi e bevande, la creazione di vestiti, vasi, case, ecc….” (Eric Neumann, La Grande Madre, Casa editrice Astrolabio, pag.66)

Quindi l’evento della trasformazione, che sia legata alla cottura del cibo o alla cura della persona, era originariamente accomunato al principio femminile, consacrato da uomini e donne attraverso il culto della Grande Madre.

Così mentre sono assorta in tali considerazioni ho un pensiero: per questa ragione mentre sto scrivendo contemporaneamente tengo d’occhi i fornelli dove sulla fiamma sta “trasformandosi” lo stoccafisso alla ligure e io, in quanto donna, riesco a non bruciarlo?

Che la Dea vi accompagni.

* (L’immagine di chicory è della dott. Gabi Krause)

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