osurità Archives - Il Canto di Estia di Marisa Raggio

SAINT JOHN’S WORTH: UNA FIAMMELLA NELLA NOTTE INVERNALE

SAINT JOHN’S WORTH: UNA FIAMMELLA NELLA NOTTE INVERNALE

Luce e tristezza intesa come flessione verso il basso del tono dell’umore, sono strettamente connesse. Mi è capitato spesso di ascoltare clienti che raccontavano di vivere male il ritorno all’ora solare e la conseguente riduzione delle ore di luce.

Non per tutti è così, altri amano le lunghe notti autunnali che favoriscono ritiro e raccoglimento.

Antropologi e psichiatri hanno versato fiumi d’inchiostro per descrivere il disturbo depressivo stagionale SAD, largamente diffuso fra le popolazioni nordiche. In particolare fra gli Inuit (Eschimesi) le diagnosi di depressione e il tasso di suicidi riguardano un numero impressionante di individui.

Si è sempre dato per scontato che le notti nordiche favoriscano il crollo dell’umore. Noi mediterranei fatichiamo anche solo a concepire una notte della durata di tre mesi.

Solo di recente ci si è interrogati sul fatto che proprio fra gli Inuit la diffusione di questo disturbo può non essere legata esclusivamente alla mancanza di luce, ma è aggravata dallo stile di vita e dalle difficoltà relazionali.

La vita, al di là del circolo polare artico è molto dura e la sopravvivenza di questo popolo è stata garantita soltanto dalla loro incredibile forza e da una vita comunitaria intensa e regolata in modo rigido. La stretta vicinanza fisica nei mesi più disagevoli è inevitabile e ha come contraltare un grande riserbo riguardo alle proprie emozioni. Fra gli Inuit si ritiene sconveniente manifestare le proprie emozioni o dimostrare interesse per quelle degli altri.

Dunque uccide di più l’oscurità o la mancanza di comunicazione emotiva? Luce, calore, sentimenti sono, a ben guardare, tutti termini che analogicamente ci conducono alla sfera affettiva.

Nelle ore buie durante i colloqui amo accendere una piccola candela. Solo di recente ho compreso che quella fiammella non è semplicemente un modo per rompere l’oscurità dei pomeriggi invernali, ma rappresenta anche l’intimità empatica che in quell’ambito si viene a creare fra me e il cliente.

Continuando con le analogie, per gli Antichi Greci il risveglio della Natura, dopo il sonno invernale, era simboleggiato dalla gioia della dea Demetra che correva incontro alla sua amata figlia Persefone finalmente ritornata dalle tenebre del mondo infero. La forza del loro abbraccio rappresenta ancora oggi efficacemente il potere dell’Amore che scioglie il gelo e l’oscurità.

Quando rifletto sulla polarità luce-buio, la prima essenza floreale che mi viene in mente è Saint John’s Worth, essenza floreale californiana F.E.S. nota da noi come Iperico (ipericum perforatum) e comunemente conosciuto come Erba di San Giovanni. Si tratta di una pianta di un giallo luminoso, dalle virtù risanatrici decantate già dal greco Ippocrate.

Nella cultura popolare l’Erba di San Giovanni è considerato un rimedio magico, utile per scacciare gli spiriti maligni, infatti, in molte zone di campagna è ancora chiamato ”Scaccia diavoli”.

L’olio estratto dal fiore e dalle foglie viene utilizzato per diversi disturbi e soprattutto in caso di ustioni. Questa pianta, sia per il succo rosso ed il colore dei suoi petali, che per i suoi impieghi, scottature e irritazioni, è associabile all’elemento fuoco, al calore e quindi alla luce.

Dunque non lesiniamo alle persone che lamentano uno stato d’animo abbattuto e malinconico, tra le altre essenze floreali, anche le gocce di Iperico, una formula ancora più efficace se offerta insieme al calore della nostra Accoglienza e del nostro Ascolto.

Marisa Raggio, “I Fiori e le Dee”

Pubblicato sul notiziario della Unione di Floriterapia di Milano

 

“Saint John’s Wort, il latore di Luce”

“Saint John’s Wort, il latore di Luce”

In questo periodo mi sento particolarmente attratta dalle essenze ricavate dai fiori gialli.

Amo questa stagione dell’anno in cui le ombre della sera, giorno dopo giorno, si allungano sempre più sui miei pomeriggi. Mi pare allora che nello studio, l’oscurità, appena attenuata da una vecchia abat-jour, favorisca l’introspezione e la riflessione.

Eppure qualche parte di me evidentemente ancora cerca la luce nelle corolle gialle che ne sono così ricche.

Nei paesi nordici si osserva uno stato emotivo definito “depressione stagionale” imputabile alla progressiva contrazione delle ore di luce che, nelle zone vicine al circolo polare artico, cedono il posto alla lunga notte polare la cui durata varia a seconda della latitudine.

Ho notato che per quanto noi mediterranei siamo abbondantemente nutriti dalla luce del sole, con l’inizio della stagione fredda, che spesso coincide con una lunga serie di giornate grigie e piovose, molte persone sperimentano forti cali dell’umore, malinconia e senso di spossatezza.

L’Iperico (ipericum perforatum) comunemente conosciuto come Erba di San Giovanni, è una pianta di un giallo luminoso, le cui virtù risanatrici sono note dai tempi più remoti, infatti la cita già il greco Ippocrate, considerato il primo medico della storia.

Nella cultura popolare di molte regioni troviamo l’Erba di San Giovanni come rimedio magico, utile per scacciare gli spiriti maligni, infatti, in molte zone di campagna è ancora chiamata ”Scacciadiavoli”.

Particolarmente diffuso l’olio estratto dal fiore e dalle foglie, di una tipica colorazione rossa, che, considerato un vero toccasana, viene utilizzato per diverse patologie, soprattutto in caso di ustioni, infiammazioni cutanee ed è indicato anche come cicatrizzante e antirughe.

Mi pare palese che questa pianta, sia per le sue caratteristiche strutturali (ad es. il succo rosso ed il colore dei suoi petali), che per i suoi impieghi, (scottature e irritazioni) è associabile all’elemento fuoco, al calore e quindi alla luce. Basti pensare come la saggezza popolare abbia sempre indicato l’Iperico come valido alleato nell’eterna guerra contro le creature maligne provenienti dal mondo delle tenebre. E che cosa rappresenta la depressione se non uno stato d’animo legato all’oscurità?

Dell’Erba di San Giovanni, nella pratica, io conosco solo l’essenza floreale Saint John’s Wort, il nome popolare anglosassone della pianta. Utilizzo spesso questa essenza che fa parte del sistema floreale scoperto da Richard Katz e Patricia Kamniski, proprio quando mi accorgo che il cliente ha avuto un lieve “crollo” ed ha bisogno di ritrovare in sé una fiammella vitale. Abbiamo visto che la pianta, con il suo fiore giallo smagliante, porta la luce dove l’oscurità minaccia di avere il sopravvento, il suo effetto mi viene confermato dall’espressione sorridente e lo sguardo vivace di chi ha assunto l’essenza e torna da me dicendo: “il peggio è passato, ora non mi pesa più starmene la sera da sola in casa, mi guardo un film in TV e smetto di rimuginare pensieri tristi”.

Provate questa essenza su di voi in occasione del ritorno all’ora solare ed osservate il vostro stato d’animo… questo a mio avviso resta il modo migliore per capire come “funziona” il fiore.

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