6 Mar 2013
Il principio femminile appare ben più radicato del suo opposto/complementare principio maschile.
Il maschile è movimento e dinamicità (…non pensate adesso ai vostri mariti sul divano…), il femminile è invece staticità e radicamento, la casa ad esempio è collegata al principio femminile.
Le donne hanno un contatto con il sacro che è panteista*, collegato cioè alla forza vitale della Madre Terra. Per i maschi questo collegamento non è immediato, ma deve essere mediato da un approccio intellettuale, filosofico o iniziatico.
Le secrezioni corporee, sangue, latte, liquido amniotico, e i cicli ormonali che scandiscono le stagioni delle donne ne fanno creature “naturali”, profondamente collegate alle leggi che regolano il mondo della natura. Il maschio ha per compito la colonizzazione dei luoghi selvaggi: portatore del logos che civilizza, deve razionalizzare i fenomeni atmosferici, domando il mondo vegetale e animale.
La donna, volente o nolente, dalla pubertà è costretta ad essere profondamente consapevole dei cicli naturali ed ad essi si deve assoggettare entrando in sintonia con il ritmo della natura.
Nel rapporto con le risorse curative del mondo vegetale, le donne devono dunque compiere un passaggio in meno, la loro percezione è più immediata e questo potrebbe spiegare la loro remota tradizione erboristica.
Quindi il femminile (anche quello insito in ogni uomo) arriva prima, percepisce, intuisce dove si cela la proprietà risanatrice, ma è il maschile (presente in misura diversa in ogni donna) che raccoglie dati, elabora e crea una teoria.
Il mio pensiero va al dott. Edward Bach che l’agiografia ci descrive come un maschio alfa, un ricercatore, uno scienziato, un efficace paladino del logos. Eppure il metodo che ci ha lasciato nasce sì, dallo studio e dalla ricerca, ma anche (e vorrei dire soprattutto) dall’intuizione e dalla percezione sensitiva. Abbiamo quindi un uomo intelligente e stimato, socialmente ben inserito, che ad un certo punto della sua esistenza, come narra la sua biografia, sopravvive ad un “terremoto”. E’ legittimo pensare che un simile sconvolgimento lo abbia indotto ad incontrare e valorizzare la propria “Anima”, nell’accezione junghiana del termine, e noi sappiamo di quale portentosa Anima si trattava!
Non stupisce che nella sua ultima e più importante fase di ricerca, quella collegata ai Fiori, fosse circondato da tante donne, qualcuno racconta come la gente del luogo lo chiamasse ” l’uomo dalle due mogli”. Colpisce come tale aggettivo fosse scevro da insinuazioni su presunti comportamenti lussuriosi. Fra quelle persone, la stima nel ”dottore” restava intatta, probabilmente alimentata dal fervore febbrile con cui Bach si dedicava alla sua missione, consapevole che il tempo a disposizione per portarla a termine stava per scadere.
*Panteismo: una concezione che vede il divino infuso in ogni elemento del cosmo e quindi nel mondo della natura. Questa concezione è comune a molte religioni e tradizioni religiose come l’Induismo, il Buddhismo, la Cabala. Appare nella filosofia occidentale fin dalle origini, e in diversi movimenti spiritualistici contemporanei.
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