17 Gen 2012
Quando il sole si fa più discreto, attenuata la vampa estiva, sotto gli ulivi cominciano a spuntare, tenere, tenere, le erbe selvatiche e finalmente la raccolta può incominciare. Sono le erbe che noi conosciamo perché ne utilizziamo le vibrazioni sotto forma di essenze floreali e il cui principio attivo ci aiuta a curare diversi acciacchi. Erbe spontanee che sapientemente cucinate contribuiscono da secoli a rendere la cucina ligure, che è essenzialmente “povera”, così saporita e profumata.
Tra le tante ricette che utilizzano questo bendiddio, vi presento la più semplice, ma anche quella che fa più discutere a partire dall’origine del suo curioso nome: PREBUGIUN . Si racconta che il termine derivi addirittura da Goffredo di Buglione che aveva attraversato il territorio con i suoi crociati. Questi chiedevano offerte di cibo alla popolazione “ pro Buglione”, di qui Prebugiùn o Preboggiòn, a seconda delle zone.
Il piatto è davvero elementare: un insieme di erbe selvatiche che vengono fatte lessare e poi mescolate alle patate bollite, il tutto deve essere poi abbondantemente innaffiato da ottimo olio di frantoio.
Meno semplice è invece la sua composizione che negli anni è andata impoverendosi, molte erbe ormai non si trovano più, o piuttosto, sempre meno persone le sanno riconoscere.
Le principali erbe che compongono il brebugiùn sono: Cicerbita (lig. scixèrbua – Sonchus oleraceus); Grattalingua, (lig. [rat]talêgua – Reichardia picroides); Raperonzolo, (lig. ranpunçu – Campanula rapunculus); Cicoria, (lig. radicion – Cichorium intybus); Radicchio selvatico, (lig. denti de coniggio – Hyoseris radiata); Tarassaco, (lig. dente de can – Taraxacum officinale); Borragine, (lig. boraxe – Borago officinalis); Bietola di prato, (lig. gè – Beta vulgaris); Ortica, (lig. ortiga – Urtica dioica; Papavero, (lig. papavao – Papaver rhoeas).
Io ricordo, aimè troppi anni fa, di anziane contadine che aggiungevano foglie di Pratolina (Bellis Perennis) eVioletta( viola odorata) per rendere il miscuglio “ più profumato”
Così ce ne parla il poeta chiavarese Carlo Costa (1912-2000), nella sua poesia PORTO D’ERBE:
Vaddo p’erbe, talegue, radiccion, crescion, bonòmmi, sciscèrboe, boraxi; scerbo gramigna, leuggio, scioùa d’òrto;
çenn-o con ‘n euvo e ‘n pò de preboggion: scòrdo do mondo coæ, bæghe, ravaxi into refugio e a paxe do mæ pòrto.(Vado in cerca d’erbe, radicella, radicchio, crescione, cicerbite, borragine; estirpo gramigna, loglio, fioritura d’orto; ceno con un uovo e un po’ di verdura bollita: dimentico le voglie, le beghe, i trambusti del mondo nel rifugio e nella pace del mio porto.)
Il tarassaco e la borrragine fanno parte del sistema di essenze floreali californiane, con i nomi di Dandelion e Borage.
Dandelion termine inglese che ci riporta al nome popolare “dente di leone”, è quella comunissima pianta che ha foglie appunto dentellate e il cui fiore, di un bel giallo solare, si trasforma nei cossiddetti soffioni, i morbidi batuffoli di semi che i bambini amano disperdere nell’aria con un soffio. Agisce sulle contratture muscolari, ed è utile alle persone molto tese, indaffarate, che tendono a disperdere la propria energia. Assumendola saremo guidati a dare maggiore ascolto ai messaggi che ci arrivano sia dal nostro corpo che dalle nostre emozioni.
Borage è una essenza floreale che utilizzo molto sia per me che per le persone di cui mi prendo cura. E’ partcolarmente utile per tutte quelle emozioni legate alla tristezza e allo scoraggiamento che talvolta possono essere percepite fisicamente nella zona del cuore. Ho notato che spesso chi mi sta parlando di un lutto o un grosso dipiacere tende a portarsi la mano in quel punto che la tradizione indiana indica come chakra del cuore. Borage dona il coraggio di andare avanti anche nei momenti di maggiore afflizione.
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